sabato, Dicembre 21, 2024
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The Case of the Golden Idol – La nostra recensione

The Case of the Golden Idol non solo ha confermato tutte le ottime impressioni provate giocando la demo, ma ha anche dissolto tutti i dubbi che avevo avanzato al tempo

Toniamoci su

Circa un annetto fa mi era stata data la possibilità di giocare in anteprima la demo di The Case of the Golden Idol ( la nostra anteprima la trovate QUI, ndr ) e ne ero stato davvero colpito, sia dalle meccaniche di gameplay, sia dal comparto grafico, con il solo interrogativo dell’effettiva bontà della trama e della difficoltà nei livelli più avanzati, vista la breve durata del mio provato.

Finalmente in questi giorni è uscita su Steam la versione completa del gioco: sviluppato da Color Gray Games, studio indipendente lettone composto da Ernests e Andrejs Klevins, The Case of the Golden Idol non solo ha confermato tutte le ottime impressioni provate giocando la demo, ma ha anche dissolto tutti i dubbi che avevo avanzato al tempo.

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La maledizione dell’ idolo d’ oro

Ovviamente non posso, e non voglio, raccontarvi la trama in maniera troppo dettagliata, visto che si tratta di una parte fondamentale dell’esperienza di gioco.

The Case of the Golden Idol non è altro che un’avventura investigativa dove non controlliamo nessun personaggio, ma siamo noi giocatori a dover mettere insieme i pezzi di un puzzle, che andando avanti nei livelli, si farà sempre più difficile da comporre e ci coinvolgerà in una storia ricca di colpi di scena davvero inaspettati.

L’Idolo d’Oro del titolo è un oggetto misterioso che dona notevoli poteri alla persona che lo possiede, ma sfortunatamente, è anche portatore di una terribile maledizione che causa incidenti e morte prematura a tutti quelli che lo utilizzano.

Lungo gli undici capitoli (più l’epilogo) ricostruiremo la storia dell’idolo attraverso i vari soggetti con i quali è venuto a contatto e, soprattutto, dovremo scoprire come mai c’è sempre qualcuno morto in maniera violenta sulla scena e come si è arrivati a quel punto.

Posso soltanto aggiungere che giunto ai titoli di coda, il quadro generale si è mostrato del tutto coerente, con alcuni degli interrogativi e le perplessità che mi erano rimaste completamente spiegate, seppur un ripassino di alcuni livelli mi ha aiutato a capire meglio il finale.

Quella parola là devi metterla qua

Descrivere il gameplay del gioco è facilissimo:  per prima cosa dovremo esplorare gli scenari alla ricerca di indizi in una fase da classico punta e clicca (si possono nascondere i punti di interesse cosa che consiglio per aumentare un po’ la sfida, ndr).

Alcuni di essi ci forniranno delle parole di diverso colore che siano nomi, verbi oppure oggetti: con esse potremo passare alla seconda fase ovvero riempire una specie di taccuino che spiega cosa sia successo in quel capitolo.

In nostro aiuto ci saranno delle schermate con, a volte, i ritratti dei personaggi da riempire man mano che riusciamo ad  identificarli e, altre, con schemi sempre utili a confermare le nostre deduzioni.

Se i primi casi si risolvono abbastanza facilmente, verso la fine, visto il gran numero di indizi da trovare, ho dovuto prendere carta e penna per segnarli tutti e cercare di collegarli nel migliore dei modi, evitando di passare dalla schermata di esplorazione a quella di deduzione una marea di volte.

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Gli sviluppatori hanno pensato anche ad un sistema di suggerimenti nel caso in cui proprio non riuscissimo ad andare avanti, con un piccolo e semplice mini gioco che ho trovato effettivamente utile soprattutto verso la fine, quando, anche con tutti i miei schemini, ho rischiato di perdermi.

Devo elogiare anche lo stile grafico ed il comparto sonoro, entrambi perfetti nel ricreare quelle atmosfere delle avventure grafiche anni ’90 che emozioneranno sicuramente i più nostalgici.

Eccomi giunto alla fine e, purtroppo, devo segnalare il più grande “difetto” di The Case of the Golden Idol: la mancata localizzazione in italiano.

Per un gioco che basa il suo gameplay sull’incastro delle parole, non riuscire a comprendere alla perfezione il testo è devastante.

Non ci troviamo di fronte ad un inglese impossibile da comprendere anche con un piccolo aiuto da parte del traduttore di Google, ma sono sicuro che molti lo ignoreranno per questo motivo e vi posso assicurare che, purtroppo, si perderanno una piccola perla di questo fine 2022.


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