Elden Ring – Le nostre impressioni
Elden Ring ha le tipiche sembianze di un prodotto che vuole sancire la fine di un lungo cammino, con la speranza che in futuro si parli di qualcosa che “non è vuoto oppure senza luce”, con nuovi spunti di gameplay ed esperienza utente diversificata.
Senzaluce
Iniziamo subito con una precisazione: questa non è una recensione di Elden Ring; trattasi più che altro di impressioni da gamer, senza spoiler alcuno, dopo svariate ore passate nel girovagare all’ interno del mondo di gioco della nuova creatura di From Software.
Souls… Elden Ring è un Souls in tutto e per tutto ma non si limita soltanto ad incarnare tutti i pregi e i difetti della serie, Demon’s Souls compreso, ma include al suo interno anche momenti e tratti riconducibili a Bloodborne e Sekiro.
In estrema sintesi Elden Ring ripropone tutto ciò che From negli anni ci ha abituato a giocare, calandolo all’ interno di un’ ambientazione dark-fantasy medioevale, aggiungendo qualche novità e sparando in faccia al giocatore un mondo open-map intriso di pericoli e nemici.
In estrema, estrema, estrema sintesi vestiremo i panni di un Senzaluce, un essere esiliato, senza vita ma comunque vivo, che tornato nell’ Interregno, terra ormai in preda a folli Signori dopo la scomparsa della divinità Marika l’ Eterna, dovrà cercare di entrare in possesso dei frammenti dell’ Anello Ancestrale, una potente fonte di energia, per poi scolpire il suo destino.
L’ Interregno tra luce e ombra
Se come il sottoscritto avete giocato già i precedenti titoli della serie Souls vi sentirete subito a casa. Comandi, HUD, HUB, menù, inventario, caratteristiche, progressione e scaling degli attributi e asset vari risulteranno fin da subito familiari, senza ombra di dubbio.
Questo permette ai veterani di immergersi subito nell’ esplorazione compulsiva mentre ai neofiti propone una formula già ampiamente rodata e ampiamente documentata.
L’ impatto iniziale è spiazzante in quanto ci si trova quasi fin da subito di fronte ad un mondo che si perde a vista d’ occhio e dove ci si potrà avventurare a proprio piacimento, tenendo bene in mente che il ” Sei Morto ” sarà sempre dietro l’ angolo.
Ora senza soffermarsi troppo su aspetti prettamente tecnici quali frame-rate, FPS, modelling, telecamere ( maledette ! ) etc etc vorrei dire la mia in generale su questo titolo, tanto di miracoli grafici non ce ne sono, anzi, a me personalmente il comparto grafico sembra quello già visto in Dark Souls 3 con naturale improvement a livello di texture, con un ambiente molto luminoso e colorato che mette in risalto l’ aspetto gotico e decadente dell’ architettura in generale, con tanto di variazioni atmosferiche che non guastano mai e cicli giorno notte.
Elden Ring è un grande gioco, non ci piove. Grande per le sue dimensioni, grande per l’ esperienza utente libera e ben calibrata che propone la formula del Trial & Error in forma più accessibile grazie a molti più checkpoint suddivisi in Grazie ( l’ equivalente dei vecchi Falò/Lanterne con tanto di possibilità di personalizzazione dei vari aspetti del nostro PG ) e Statue di Marika, respawn point in vicinanza di una situazione piuttosto complicata.
Le novità? Oltre ai checkpoint, quella che salta più all’ occhio è sicuramente l’ utilizzo di una cavalcatura per spostarsi più rapidamente, raggiungere zone altrimenti proibitive ed affrontare diverse situazioni spada alla mano e cavallo al galoppo. Abbiamo poi una componente di crafting, nuove classi da cui attingere in fase di creazione del personaggio, il già citato open-map, da non confondere con open-world in quanto qui non c’è un mondo vivo da esplorare ma un mondo aperto popolato da mille-mila nemici e NPC tristi e piagnucoloni sempre belli statici nelle loro pose da oppressi.
Tirando però le somme, al netto delle novità sopracitate e di altre piccole smussature/implementazioni, siamo di fronte alla celebrazione di From Software. Che significa questo?
Tutti per uno, uno per tutti!
Elden Ring riassume in un unico titolo tutto ciò che è incluso in altri titoli della software house giapponese.
C’è un senso di Deja-Vu continuo che accompagna la nostra gita nell’ Interregno dall’ inizio alla fine, a partire dai soliti messaggi lasciati da altri giocatori che, per carità, saranno anche un segno distintivo di queste opere videoludiche ma iniziano a lasciare il tempo che trovano, specialmente per chi approccia questa tipologia di giochi dalla Black-Edition di Demon’s Souls.
Elden Ring è la fiera del Boss e del mid-boss. Ne troverete ovunque, sparsi nel mondo di gioco in varie forme e modi. Elden Ring è la fiera del riciclo ( ci sono anche le scimmie di Sekiro e i cani di Bloodborne…. ndr ). Elden Ring propone una storia complessa che però torna nei soliti canovacci narrativi, con momenti altamente criptici e sotto trame che lasciano sempre il tutto piuttosto fumoso.
Stancante? A tratti si. E’ vero che ci sono dungeon e mini-dungeon a variare l’ esperienza complessiva ma dopo che avrete affrontato l’ ennesimo mini-dungeon, molto simile al precedente con boss che si ripetono se non per qualche piccolissima differenza, inizierete ad avere a noia di questo viaggio e la voglia di spulciare ogni singolo anfratto dell’ interregno potrebbe venire meno.
Le missioni secondarie che potremo avviare parlando più e più volte con i vari NPC sono sempre contorte e poco chiare. Anche qui ricadiamo nel clichè di mamma From.
La formula di gioco è quindi invariata, molto più estesa ma invariata, e pertanto chi ha già passato ore e ore su Souls e affini si troverà a mangiare la solita minestra, solo che la quantità di brodo e pastina sarà molto più grande.
Non mancano camei vari sparsi qua e la, con tanto di rimembranze dei giochi precedenti, e piccoli omaggi alla cultura nerd più radicata che tendono a spingere i giocatori a cercare spunti da condividere sui social, aumentando così l’ esposizione mediatica del titolo e far godere la fan-base di cotanto contenuto.
Non posso che applaudire From Software per l’ editor del personaggio in quanto qui, come non mai prima, si possono creare PG estremamente brutti e grotteschi, cosa che a me piace in modo smisurato.
Segnalo anche un certo sbilanciamento tra approccio melee e approccio basato sulla magia/stregoneria. Quest’ ultimo è troppo over, nel senso che la maggior parte delle situazioni più complesse si risolveranno grazie all’ utilizzo massivo di attacchi magici e non grazie ad una buona commistione tra ferro e mistico.
Le hitbox sono sempre un po’ ad-cazzum ( passatemi il francesismo, ndr ) e diverse tipologie di armi continuano imperterrite ad attraversare anche i muri più spessi. Un classico direi, non ci piove.
Con questo non voglio dire che Elden Ring è un gioco dal quale stare alla larga, anzi, vi consiglio assolutamente di averlo nella vostra collezione ma voglio però puntualizzare che non si tratta del gioco dell’ anno o meglio del gioco della vita.
E’ un ottimo titolo, che crea dipendenza – nell’ accettazione che “dipendenza” non significa sempre un bene ma un qualcosa che si protrae costantemente nel tempo anche se non vorresti e ne sei ben consapevole – e che presenta molti spunti interessanti ma allo stesso tempo risulta vecchio e rivisto nella struttura complessiva.
Di certo, chi non ha mai approcciato un Souls & Co. troverà il tutto nuovo. Ecco, per questa tipologia di utenza si tratta di un must-have, sempre che si abbia la pazienza di tentare, tentare e tentare ancora.
Per i veterani… mah… non saprei. A me sta stancando e non credo che inizierò una nuova run, pur consapevole di aver lasciato indietro molte cose e di aver graziato diversi boss, salvandomi però in parte dal tormento eterno dell’ inferno.
Forse ci tornerò su tra un po’ di tempo…magari in vista di qualche DLC… forse…
Non ho altro da aggiungere se non sottolineare che Elden Ring ha le tipiche sembianze di un prodotto che vuole sancire la fine di un lungo cammino, con la speranza che in futuro si parli di qualcosa che “non è vuoto oppure senza luce”, con nuovi spunti di gameplay ed esperienza utente diversificata.
Sekiro in se per se aveva spinto più in alto l’ asticella, in questo caso invece trovo un appiattimento generale.
Detto ciò torno da quel maledetto boss che continua a shottarmi.
Augh.
Le foto del pg – porno attore , chitarrista country uscito da Hazard sono insuperabili.
Per caso si chiama Roscoe? 8)
Bertoldo, il suo nome è sempre e solo Bertoldo. Eroe indiscusso di Souls & affini