mercoledì, Dicembre 18, 2024
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Wonder Boy: Asha in Monster World – La nostra recensione

Wonder Boy: Asha in Monster World è un remake senza infamia e senza lode, che non aggiunge nulla all’ originale e che fa bene il compitino, nulla di più.

C’era una volta Monster Boy IV

Ancora remake. Già, ormai sono un dato di fatto. Operazioni che iniziano a far sorgeri seri dubbi sulla salute “innovativa” dell’ industria videoludica oppure aprono spiragli di un nuova volontà di preservazione in chiave moderna di quello che fu.

Ma questo è un altro tema. Concentriamoci su Wonder Boy: Asha in Monster World ( ININ Games – sviluppo: Artdink ), remake dell’ originale a 16bit dal titolo Monster Boy IV che, alla sua uscita nel 1994, non sbarcò mai in occidente se non per apparire molto più tardi, nel 2013, in una collection per PS3/XBox.

Questo Wonder Boy: Asha in Monster World è praticamente Monster Boy IV, o Wonder Boy IV se preferite, con una veste grafica rivista. Nulla di più.

Non aspettatetevi livelli inediti o segreti di nuova fattura. La trasposizione in veste moderna è fedelissima all’ originale.

Wonder Boy, in oriente.

Trattasi di un platform con piccoli elementi puzzle, ambientato in oriente, dove il backtracking la farà da padrone. Nei panni di Asha dovremo porre fine ad una minaccia, attraversando in lungo e in largo livelli e dungeon alla ricerca degli oggetti necessari a porre fine al tutto.

Una trama blanda e molto risicata, figlia degli anni che furono ma che di certo non aiuta questo nuovo capitolo nel brillare, anche se poi alla fin fine ci potrebbe stare anche un bel ” ma chi se ne frega se il gameplay è strafigo”…no, non lo esclamerete.

Il gioco è molto semplice in se, complice un level design piatto e una certa ripetitività di fondo nelle sezione a sfondo dungeon. La sensazione di Deja-Vu è troppo forte per mirare ad un qualcosa che possa essere in qualche modo visto come uno dei capostipiti degli attuali metroidvania.

Se da un lato è presente la componenete puzzle, molto light e semplice, della quale verrete a capo grazie all’ aiuto di un nostro fido famiglio, un’ adorabile bestiolina di nome Pepelogoo, dall’ altro la componente platform lascia a desiderare, non spinge il giocatore ad anadare avanti e anche il backtracking risulta noioso e poco stimolante.

In sintesi, estrema sintesi, vi troverete a comprare lo scudo di turno e gettarvi nel prossimo stage. Ecco…diciamo che più o meno il fulcro del gameplay è questo.

Ok, ci sono i potenziamenti e gli shop, classico della saga Wonder Boy a partire dal secondo e immortale Episodio ( Wonder Boy in Monster Land… sia sempre lodato, ndr ) ma non donano mai quel quid a sfondo RPG che è la chiave di volta degli altri titoli della serie, Wonder Boy escluso.

Tiriamo le somme

Graficamente questo remake fa il suo dovere, senza infamia e senza lode, anche se avrei preferito qualche sforzo in più invece di adottare un falso 2.5D con piccoli inserti su binari 3D che non aggiungono nulla, anzi, tendono a spezzare la magia e sono sinceramente noiosi.

Tenete conto che acquistando la versione fisica verrete in possesso anche un codice per scaricare l’ originale Monster Boy IV e fidatevi, è di gran lunga meglio spendere 8 ore a giocare l’ originale piuttosto che questo remake, anche a livello visivo.

Con questo però non voglio dire che giocare Asha in Monster World sia un’ esperienza barbina, lungi da ma.

Il titolo è godibilissimo, il mood della saga si respira e alcuni livelli sono anche piacevoli ma manca l’ ispirazione, manca quel qualcosa che ha permesso a Wonder Boy: The Dragon’s Trap, remake di Wonder Boy III, di entrarmi nel cuore.

wonder boy asha in monster world meniac recensione 3

Certo è che chi non ha mai avuto il piacere di giocare l’ originale troverà in questo “Asha” un titolo con il quale dilettarsi senza doversi impegnare poi più di tanto.

Wonder Boy: Asha in Monster World è un remake senza infamia e senza lode, che non aggiunge nulla all’ originale e che fa bene il compitino, nulla di più.

Un’ operazione che sembra più basata sul riproporre un qualcosa di mitologico piuttosto che un qualcosa che valeva veramente la pena di valorizzare nuovamente.

Augh.


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