Oculus Quest 2 – La nostra recensione
Non considerate i giochi VR come prodotti di serie B perché correrete il rischio di perdervi dei capolavori del nostro amato medium videoludico
Tagliare i fili della realtà ( virtuale )
Qui su Meniac non parliamo spesso di realtà virtuale, ma dopo aver messo un primo piede in questo fantastico mondo con il Playstation VR, mi sono deciso a prendere un Oculus Quest 2 “per vedere l’effetto che fa” e ho quindi pensato di condividere le mie impressioni con voi. Dire che il salto è stato incredibile rende poco l’idea.
Se, infatti, il visore Sony ha dalla sua titoli esclusivi del calibro di Astro Bot Rescue Mission e Blood & Truth, ormai il sistema di controllo attraverso i Move e la PS Camera ha fatto il suo tempo, restituendo un’esperienza discreta ma con molti limiti.
Non parliamo poi dei cavi e della “scatoletta” aggiuntiva da mettere di fianco alla console, una soluzione scomoda ed ingombrante, che per fortuna verrà abbandonata nel prossimo PSVR 2 da poco annunciato.
Una volta indossato il Quest invece, basta premere un pulsante e impugnare i due controller per giocare in totale libertà (ovviamente un po’ di spazio libero in cui muoversi occorre sempre!, ndr), dimenticandoci di dover stare nel raggio d’azione della PS Camera e con una precisione nel tracciamento dei nostri movimenti su di un altro livello.
Anche le lenti e la risoluzione di Oculus sono ovviamente migliori e, quindi, rigiocare gli stessi titoli provati su PSVR come Moss o Beat Saber, risultano decisamente più appaganti.
L’aumento di risoluzione e di frame rate, vanno ad influire anche sul famigerato “motion sickness”, ovvero il sopraggiungere di quella sensazione di nausea che molti sperimentano una volta indossato un caschetto VR: ho notato la differenza specialmente nei giochi più frenetici, con un maggiore confort rispetto al visore Sony, che mi ha consentito sessioni più lunghe senza la necessità di effettuare una pausa per riprendere fiato.
Non chiamateli giochi di serie B
Oculus Quest 2 è l’ evoluzione del primo caschetto stand-alone lanciato da Facebook un paio di anni fa e porta con se miglioramenti soprattutto dal lato tecnico, grazie ad un nuovo processore più potente che ha avvicinato molto l’esperienza visiva di alcuni giochi a quella che si può fruire utilizzando un pc, con tutti i vantaggi di non avere un cavo tra i piedi.
Tra questi volevo segnalare The Walking Dead Saints & Sinners e In Death: Unchained in cui il comparto grafico subisce un leggero downgrade a tutto vantaggio della libertà di movimento: ruotare su se stessi in totale scioltezza, spostarsi in tutte le direzioni senza impedimenti rendono le sessioni di gioco davvero uniche e molto più divertenti.
Qualcuno potrebbe obiettare che la durata della batteria per circa due ore di utilizzo sia appena sufficiente, ma posso dire che difficilmente questa vi creerà dei problemi, anche grazie ad una ricarica abbastanza veloce.
I giochi VR di solito hanno una longevità che si attesta sulle 4-5 ore di media ma rispetto ad un titolo tradizionale (o flat che dir si voglia), devono tener conto anche del “livello di stanchezza” a cui un giocatore viene sottoposto.
Fare una sessione di un’ora su Beat Saber vi farà sudare le proverbiali sette camicie e dubito che ci si possa lamentare di non poterle fare più di due in fila a causa della batteria del Quest 2.
Anche il parco titoli Oculus non è niente male: in questi giorni ho provato diversi giochi, da esclusive come The Climb o Phantom: Covert Ops, ad altri presenti anche su pc o Playstation come The Room VR e Pistol Whip e tutti offrono esperienze uniche nei loro generi di appartenenza.
Ho usato la parola esperienza non a caso, visto che giocare un titolo in realtà virtuale è qualcosa che va provato e non esistono parole per descrivere l’emozione di trovarsi sospesi nel vuoto su una parete rocciosa o afferrare uno zombie e farlo fuori con le proprie mani.
Il mio consiglio è quello di provare la VR almeno una volta, magari a casa di qualche amico per vedere se fa al caso nostro e, mi raccomando, iniziate con titoli “leggeri” come Moss o The Room VR così da non avere subito problemi di chinetosi e lasciate i giochi più movimentati come Pistol Whip a quando vi sarete un po’ fatti lo stomaco.
Ovvio, il rischio che la realtà virtuale non faccia per voi c’è sempre, ma non scartatela a prescindere e non considerate quei giochi come prodotti di serie B perché correrete il rischio di perdervi dei capolavori del nostro amato medium videoludico.