Death Stranding – La nostra recensione
Death Stranding è il primo prodotto della Kojima Productions e se il buon giorno si vede dal mattino abbiamo di che ben “giocare” per le produzioni a venire .
L’arte di vHIDEOgiocare
Ci sono opere nell’intera storia dei media , vuoi che siano film, album musicali ed assolutamente anche videogiochi, ideate per lasciare un segno indelebile nel firmamento della propria categoria di appartenenza ma ancor di più nelle esistenze degli esseri umani. Passando da Stanley Kubrick per la pellicola , ad icone musicali come Thom Yorke , Daft Punk , Pink Floyd ed Hideo Kojima per il gaming , il nostro patrimonio di “tesori” è ricolmo di produzioni che arrivano la dove pochi riescono. Ci sono opere in grado di toccare le corde delle nostre anime e senza dubbio di toccare le corde anche dei posteri anche se molto spesso tutto ciò avviene un po’ “a scoppio ritardato”.
A volte il messaggio trasportato, o la bellezza e grandezza di un contenuto, come fosse un pacco in consegna , ci arriva e si decripta col tempo e quando questo avviene tutto quello che ci resta è stato vivere, nel caso di un videogioco, sentire, nel caso di un disco, guardare, nel caso di un film, un qualcosa in maniera unica ed irripetibile.
Solo alcuni artisti hanno questa inestimabile capacità: trasmettere qualcosa di grande e riuscire ad arricchirci oltre che ad emozionarci, e chi domando io, tra voi lettori non ha mai speso del tempo di qualità sulle opere degli artisti che ho citato sopra?
Beh, se siete tra coloro che ancora non hanno mai provato un’opera di Kojima, visto che qui parliamo di videogiochi , o non ha visto un film di Stanley Kubrick, o non si sono mai emozionati sulle note di una “Shine on you crazy diamond”, forse è giunto il momento di recuperare ed annaffiare la pianta della vostra anima….e non ultimo forse è giunto il momento di provare Death Stranding .
Perché qualsiasi cosa se ne dica , Death Stranding va per forza di cose provato.
Do the Revolution and welcome to realism
Hanno scritto, e detto, di tutto attraverso gli articoli e i video delle testate online per mesi e mesi sul nuovo gioco di Kojima Productions. Ce lo hanno sbattuto in faccia per ore , giorni , settimane su settimane al pari di una pubblicità di un qualsiasi cinepanettone natalizio di DeSica e Boldi (che mi ha sempre fatto cagare, ndr).
Non credo ci sia bisogno di ribadire nulla in merito alle note vicissitudini tra Konami e Kojima , sta di fatto che questo gioco è a tutti gli effetti la prima vera e propria opera di Hideo in “solitaria”, ma soprattutto rappresenta il primo progetto di regia NON Metal Gear degli ultimi decenni.
Tanto se ne è parlato, tanto se ne parla oggi e tantissimo se ne parlerà nei mesi a venire, vuoi per semplice fame di click da chi effettivamente ci “campa” di notizie , vuoi perché Death Stranding è, come ogni opera Kojimiana, qualcosa di rivoluzionario. Un comportamento , quello degli influencers e delle testate del settore tra l’altro , che ha a che fare meno di niente con quello che poi in realtà è Death Stranding.
Un titolo personale, emozionale, faticoso, riflessivo e a dir poco intelligente come nessun altro gioco in circolazione . Mano a mano che completavo il mio viaggio nei panni di Sam Porter Bridges (Norman Reedus), ho pensato a tratti a quanto mi sarebbe piaciuto che Kojima avesse chiuso la Metal Gear Saga prima per mettersi in proprio con un po’ di anticipo, considerato quello che ho avuto il piacere di giocare e vivere su schermo.
Non mi fraintendete però , anche perché Metal Gear Solid 5: The Phantom Pain lo reputo un gioco coi controca**i , la mia frase precedente è tesa solo a sottolineare quanto di stupefacente Kojima ha realizzato con Death Stranding. Se siete qui comunque, su Meniac!, in questo esatto momento, vuol dire però che state cercando di leggere cosa abbiamo da dire di specifico, e meno vago, sul titolo e di certo non vi faremo attendere oltre.
Non Mollare!
Death Stranding è senza dubbio un gioco diverso e “capovolgente” rispetto a quella che è l’offerta in generale nel panorama videoludico globale , un gioco che assolutamente divide e dividerà in futuro.
Potreste ritrovarvi dopo poche ore a domandarvi se il gioco stesso vi piaccia veramente o lo stiate giocando per il semplice fatto che è stato over-pompato e hyppato a bestia un po’ ovunque. Premesso che al sottoscritto il gioco è oltremodo piaciuto ( sarà che ho quasi 40 anni, sarà che mi sono messo completamente a disposizione del prodotto di Kojima, sarà per quel che sarà ), a bocce ferme e soprattutto a gioco finito, non posso non pensare che a tantissimi altri giocatori in giro per il mondo possa sembrare NON divertente.
Di certo non è una colpa. Alcuni sicuramente non potrebbero giocarci per lunghi tratti, perché Death Stranding richiede mooooolto tempo e soprattutto moooooolta pazienza. Si potrebbe azzardare che il gioco faccia del suo meglio per non far divertire chi non possiede le due qualità, o pregi, che ho citato poco fa. Per parlarvene in modo esaustivo dovrò un pochino slacciare qualche bottone e fare luce/spoiler su qualcosina per forza di cose ma in linea di massima cercherò di rimanere sul marginale al fine di non guastare l’esistenza a nessun videogiocatore.
Vi basti pensare che il titolo è composto da 15 atti o capitoli , ed io, iniziato il secondo di questi atti, avevo sul groppone quasi 72 ore di gioco effettuate. Si parla tanto in giro per il web di ripetitività, monotonia, di portare cose dal punto A al punto B; voci che aleggiano e permeano il titolo…..beh dico io…”perdonali Hideo , perché non sanno quello che dicono”.
L’aspetto più difficile dello scrivere una sorta di review su Death stranding è poter riuscire a mettere nero su bianco quello che si è provato in termini di sensazioni ed emozioni durante il viaggio di Sam Porter Bridges.
Nella mia ultra trentenne attività di videogiocatore non sono mai stato così immerso dentro un mondo di gioco come in Death Stranding. Il titolo è capace di non farti rendere conto che stai tenendo in mano un controller.
Il gameplay è il più intelligente e rivoluzionario offerto negli ultimi decenni: immaginate di essere su un mondo in rovina, completamente soli, con la mission di riunire l’umanita sparsa da Est ad Ovest. Ogni singolo passo , ogni singola cavalcata in moto, ogni zolla che calpesterete di questo mondo la sentirete fin dentro alle vostre ossa. Ogni fiume guadato ed ogni corrente che cercherà di trascinarvi con se , ogni singola goccia di CRONOPIOGGIA o fiocco di CRONONEVE che cadrà vi farà sentire il peso di questo gioco.
Mai come prima di Death Stranding un gioco mi aveva trasmesso la fatica ma allo stesso tempo la speranza e la voglia di andare avanti e “non mollare” come più volte vi verrà ripetuto dagli altri giocatori tramite i cartelli parlanti che si possono lasciare nel mondo di gioco.
Per chi ancora non realizzasse quanto sia rivoluzionario ed intelligente il gameplay che il gioco mette a disposizione dovrei, spiegare gli effetti di CRONOPIOGGIA e CRONONEVE , ma realmente volete che lo faccia?
Vi basti pensare a quanto sia innovativo far riflettere il videogiocatore stesso se intrapendere un tragittoanche a seconda delle condizioni meteo e indurlo a controllare le previsioni. Per quanto riguarda invece i fan della teoria che questo sia “Bartolini Simulator” , asserisco invece che qui non si parla di effettuare consegen da A a B e viceversa perchè il discorso è un pelino più articolato e di certo meno semplicistico.
Caricare e disporre adeguatamente il carico il carico, capire quanto puoi trasportare e dove andare per primo a consegnare, di cosa avrai bisogno per raggiungere l’ obiettivo e, dulcis in fundo, capire come beffare le CA e l ’aldilà, pianificando tragitti per te stesso e per gli altri giocatori è una sorta di puzzle. Inoltre gli strumenti giusti per il terreno estenuante, non amichevole e brutale fanno la differenza, sempre.
Io lo so che non sono solo anche quando sono solo…
In Death Stranding siamo soli , ma in fondo non siamo del tutto soli. A consegne svolte ed ordini ricevuti avremo a che fare con degli ologrammi ma ogni tanto qualche sorpresa dietro la porta di ogni rifugio c’è.
La meccanica del multiplayer asincrono è un altro fattore che apre scenari determinanti a livello comportamentale. E’ capitato anche di pensare che uno degli intenti di Kojima fosse proprio quello di unire le persone reali tramite un gioco; veicolare , attraverso Death Stranding il messaggio che in momenti di difficoltà bisogna aiutare il prossimo e sentirsi in dovere di farlo.
Personalmente ho costruito una trentina di strade, una decina di ponti ed altrettanti generatori, alcune tettoie per ripararsi dalla piaga della cronopioggia. Se guardo indietro i miei passi nel gioco, sono stato almeno tre giorni, di vita reale si intende, a fare consegne a destra e a manca e a costruire tragitti migliori per me e per gli altri giocatori quando potevo benissimo avanzare andando a Port Knot City.
E tutto questo è successo in un gioco, in cui ero catapultato in un mondo in rovina, ostile e soprattutto dove ero solo come un cane. Tutto questo non vi fa pensare a quanto sia un gioco intelligentissimo? Tornando all’aspetto delle costruzioni ho anche buildato veicoli di tutti i tipi (utilizzabili anche dagli altri giocatori ) e teleferiche. Queste ultime , rafforzano il concetto di gioco ultra intelligente in quanto disponendole in maniera oculata il gioco cambia aspetto, andando ad incidere sull’ attraversamento di zone di mappa a dir poco proibitive, equipaggiando un qualsiasi esoscheletro. Già esoscheletri….
Menzione di grandissimo merito anche per la strutturazione del menù del personaggio e dei vari menù di interazione in generale. Probabilmente anche qui mi sono trovato di fronte al menù più chiaro, decifrabile e ben ideato degli ultimi decenni.
Ma che musica maestro…
Magistrale a mio avviso la regia , ma su questo aspetto non c’erano dubbi.
Non credo dimenticherò mai l’arrivo a Port Knot City ( dopo essere stato bloccato per quasi due ore di tentativi su un pendio dalle CA per poi incamminarmi verso la valle immensa che si apriva in lontananza ) condito con le note dei Silent Poets e la misticità della traccia “Asylum for the Feelings “, giusto premio ai i miei stanchi passi verso la destinazione.
Ci sono molteplici “tocchi” registici di questo tipo durante il viaggio in Death stranding, uno più segnante ed emozionale dell’altro. Scene giocate che ci lasciano qualcosa. Nota di stra-merito per le musiche, composte e realizzate appositamente per il gioco come si può vedere nel contentuto bonus ” timefall “ incluso per chi aveva effettuato il pre-order del gioco.
Kojima ci presenta , tanto per ribadirlo, una trama originale, una storia futurustica originale dove non siamo semplici corrieri ma qualcosa di più. Una trama non completamente decifrabile che a me personalmente ricorda i lavori di David Lynch.
Il gioco, piccola curiosità, me lo ha regalato la mia fidanzata a coronamento di un anno di fidanzamento… il countdown di 116 giorni circa prima di poterne godere, non è stato poi cosi’ estenuante e a posteriori ne è valso la assolutamente la pena.
Il mio ultimo tentativo di convincere coloro che non sono ancora certi di dare una chance a Death Stranding sta nel comparto audio ed in quello grafico che tende entrambe le mani verso la next gen.
L’america giocabile di Kojima è rappresentata in rovina è vero, ma è realizzata in maniera spettacolare agli occhi di noi videogiocatori. Tecnicamente non esiste neanche mezzo BUG che affligge il gioco, neanche mezzo. C’è solo uno script che si attiva quando Sam cerca di arrampicarsi la dove non è possibile farlo.
In parole povere dopo un salto , che sia al termine di una scala, che sia su una roccia su cui non ci si può arrampicare, il buon Norman Reedus fa 4-5 passi in corsetta tesi a mantenere il proprio equilibrio e il provare ad arrampicarsi su pendii non scalabili fa si che questo script si attivi facendo sbattere Sam sulle rocce di pieno petto e rovinando le casse che ha sulla schiena.
Alla fine di questa spiegazione , vi domando io… quanto diavolo è realistica la gestione del personaggio in questo gioco ? Ve lo dico io : come mai avvenuto prima di Death Stranding in un videogioco.
Quindi non mi resta che augurarvi di giocarlo al più presto e rendere grazie alla mia fidanzata per uno dei regali più graditi che io abbia mai ricevuto e dire ” Grazie!” KOJIMA SAN (alla karate kid) per l’esperienza vissuta.
Death Stranding è il primo prodotto della Kojima Productions e se il buon giorno si vede dal mattino abbiamo di che ben “giocare” per le produzioni a venire .