The Outer Worlds – La nostra recensione
Questa volta Obsidian è riuscita a sfornare un gioco pulito, quasi privo di bug, con una serie di personaggi davvero ben caratterizzati e con quella spruzzata di humor che è difficile trovare oggigiorno in prodotti di questo genere.
Fallout 76 chi?
Piccola premessa: questa recensione di The Outer Worlds arriva con un bel pò di ritardo rispetto alla sua uscita, non solo a causa di un imprevisto che mi ha costretto ad iniziare il gioco una settimana dopo il day one, ma soprattutto perché la narrativa ed il gameplay dell’ultima opera di Obsidian mi ha risucchiato completamente per circa 35 ore nella prima run a livello normale e mi sta ancora intrattenendo nella mia nuova partita a livello Supernova.
Non so se la mia astinenza da Fallout per più di quattro anni (Fallout 76 non l’ho toccato minimamente! Brrr…) abbia aumentato la mia “fame” di GDR in prima persona dalla notevole libertà di scelta, sta di fatto che The Outer Worlds ha risvegliato in me quella voglia di completare missioni e sotto-missioni una dopo l’altra, lasciandomi spesso con la curiosità di sapere cosa mi sarebbe capitato se quell’oggetto lo avessi consegnato ad un personaggio invece che ad un altro, oppure se non avessi ucciso quel personaggio che era in procinto di assegnarmi un compito importante, ma che già dal suo atteggiamento iniziale avevo deciso che mi stava sugli zebedei.
Tanto Tempo fa, in una colonia lontana lontana
La colonia di Alcione è un sistema di pianeti governati da diverse multinazionali che hanno l’unico scopo di arricchirsi con lo sfruttamento delle risorse naturali senza nessuna considerazione per gli operai che ci lavorano.
La necessità di manodopera porta grandi navi spaziali, cariche di coloni, su questi pianeti alla ricerca di un nuovo futuro. Veniamo risvegliati improvvisamente dall’ibernazione proprio su una di queste navi spaziali, la Speranza, che tra le altre cose sembra andare alla deriva, per mano di un pazzo ricercato che ci spedisce a recuperare una sua navicella, l’ Inaffidabile, per poi aiutarlo nel suo piano sovversivo.
Già l’inizio del gioco mette in chiaro una cosa: ci troviamo di fronte a personaggi e dialoghi dai toni a dir poco bizzarri, dove l’ironia e l’eccesso la fanno da padrone e che sicuramente ci strapperanno più di una risata durante le nostre (dis)avventure sui diversi pianeti della colonia di Alcione.
Solo per darvi un’idea, durante la creazione del nostro personaggio, dopo aver scelto l’aspetto e speso i punti iniziali nelle diverse abilità come in ogni GDR che si rispetti, potremo assegnare un’attitudine che ci darà un bonus specifico: il bello è che dovremo scegliere tra “tecnico del servizio bevande”, “tester di additivi alimentari”, “cassiera, subordinata, non supervisore” e così via.
Non c’è alcuna classe di partenza, ma solo tre parametri distinti: Corpo, Mente e Personalità. In base ai punti spesi in ciascun attributo, inizieremo con un personaggio con certe abilità più sviluppate e quindi saremo costretti a svolgere le nostre missioni con un certo approccio, in quanto ci saranno delle linee di dialogo precluse oppure porte troppo difficili da scassinare.
Se durante la nostra partita ci accorgeremo di avere un personaggio che non ci soddisfa, potremo sempre affidarci ad un terminale sull’Inaffidabile per poter riassegnare i punti iniziali come meglio crediamo.
Salendo di livello, attraverso i punti esperienza che ci verranno assegnati per ogni missione compiuta, nemico ucciso o nuova area scoperta, riceveremo dieci punti per potenziare 7 abilità base, in cui sono raggruppate 18 abilità specializzate. Spendere punti su un’ abilità base, migliorerà tutte le abilità specializzate di quel gruppo fino ad un massimo di 50 punti; successivamente saremo in grado di aggiungere punti direttamente alle abilità specializzate fino a 100.
Il sistema di progreressione del personaggio si rileva abbastanza profondo e variegato e spinge molto sul concetto di specializzazione, un pò come in Fallout: New Vegas, sviluppato sempre da Obsidian, dove i dialoghi potevano essere influenzati dagli attributi del nostro personaggio. Le frasi di risposta che potremo selezionare ci consentiranno spesso di prendere posizione o di risolvere una determinata missione in un modo piuttosto che in un altro.
Le soluzioni più creative, tuttavia, saranno solitamente riservate a personaggi dotati di determinate caratteristiche o abilità: il gioco ci segnalerà queste risposte particolari evidenziando il tratto a cui sono collegate e le potremo selezionare solo se avremo il valore di quell’abilità di un valore pari o superiore a quello indicato, altrimenti ci dovremo accontentare di utilizzare le altre opzioni.
Un altro aspetto che caratterizza il nostro personaggio sono i cosiddetti “vantaggi”: otterremo un punto vantaggio sia ogni due livelli, sia accettando un “difetto”, ovvero dei malus scaturiti da avvenimenti che ci hanno colpito ripetutamente durante il corso della partita, come l’aver subito troppi danni dai robot o dalle sostanze acide. Potremo spendere questi punti in ulteriori abilità in un albero suddiviso in tre classi che ci potenzieranno ulteriormente, aumentando ancor di più il grado di personalizzazione e di rigiocabilità.
Niente SPAV. Noi abbiamo il DTT
The Outer Worlds non è un open world, ma ogni pianeta, astronave o base segreta, si presenta come un livello più o meno grande da esplorare in prima persona all’ interno dei quali incontreremo diversi personaggi che ci faranno portare avanti una trama principale abbastanza intricata, condita da numerose missioni secondarie.
In più, ci saranno anche missioni per le varie fazioni di Alcione (con le quali avremo una sorta di indicatore morale) ed anche missioni che riguarderanno i nostri compagni di viaggio. Si perchè durante il nostro peregrinare da un parte all’altra di questo angolo di spazio, potremo farci accompagnare da diversi personaggi, che ci aiuteranno nei combattimenti, miglioreranno le nostre abilità in base alle loro o aumenteranno la nostra capacità di carico.
Proprio quest’ultima caratteristica influenzerà il loot di armi, armature ed altri oggetti: in quanto limitati da un peso massimo che potremo trasportare, se supereremo quel valore ci ritroveremo sovraccarichi e non potremo più scattare o usare il viaggio rapido.
Bisognerà, quindi, vendere, scartare o smantellare gli oggetti per ridurre il peso e ritornare ad avere tutti i nostri vantaggi. A tal pro ci verranno in aiuto anche i vari mercanti e distributori automatici piazzati in ogni angolo del mondo di gioco, insieme ai banchi di lavoro dove potremo riparare, potenziare o modificare le nostre armi e armature.
Il sistema di combattimento ricorda molto quello degli ultimi Fallout: sostanzialmente The Outer Worlds è uno sparatutto in prima persona, al quale si aggiunge un sistema di slow motion per aiutarci durante le battaglie più concitate.
In pratica avremo questo “potere” della Dilatazione Tattica del Tempo (DTT) che una volta attivato rallenterà il mondo intorno a noi; il tutto sarà limitato da una barra che si consumerà più in fretta se ci muoveremo o spareremo a raffica.
Saranno quattro le armi che potremo equipaggiare contemporaneamente: si va da armi da mischia a una o due mani, ad armi da fuoco come pistole, fucili e mitragliatori tutti modificabili con effetti elementali come fuoco e elettricità.
Purtroppo un difetto del gunplay è proprio la mancanza di feedback dei colpi con pochissima differenza tra le armi; anche le animazioni degli attacchi melee sono abbastanza semplici e risultano poco “fisiche”.
Per quanto riguarda le armature, ne troveremo davvero tante ma avremo a disposizione solo due slot da riempire: uno per la testa ed uno per il corpo.
Così come per il nostro personaggio, saremo in grado di modificare armi e corazze dei nostri compagni. Inoltre potremo cambiare il loro comportamento in battaglia, selezionando l’arma preferita (da mischia o da fuoco), la distanza da cui ci devono seguire e l’aggressività. Se questo non fosse sufficiente ad averla vinta sui nemici, utilizzando la nostra abilità Ispirazione potremo sbloccare delle speciali doti di combattimento dei compagni richiamabili a piacimento durante i combattimenti rendendoli in grado di aiutarci a risolvere in maniera più agevole gli scontri più ostici.
Devo dire che a livello normale il gioco risulta davvero troppo facile e morire sarà quasi impossibile, grazie alle numerose cure che avremo a disposizione, ma soprattutto ad una IA quasi nulla sia per quanto riguarda gli umani che la fauna ostile dei vari pianeti.
Proprio per questo ho deciso di iniziare una nuova partita a livello Supernova per vedere se, aggiungendo un pizzico di difficoltà in più, il gioco fosse in grado di darmi maggiori soddisfazioni. E devo essere sincero: sembra quasi un altro gioco.
Oltre a dover mangiare, bere e dormire per non morire, i nostri compagni potranno lasciarci le penne virtuali in maniera definitiva costringendoci spesso a cavarcela da soli contro nemici che fanno un be pò più di danno. Inoltre la nostra navicella diventerà il nostro hub: il viaggio rapido ci porterà solo su di essa e, solo al suo interno (e non quando vorremo), potremo salvare i nostri progressi.
Obsidian c’è!
The Outer Worlds è un ottimo gioco: non durerà 200 ore (per me è un pro!), ma è divertente, ben fatto e decisamente rigiocabile più volte.
Questa volta Obsidian è riuscita a sfornare un gioco pulito, quasi privo di bug (diversi già risolti con il primo aggiornamento che è andato ad ingrandire anche i sottotitoli che prima facevano sanguinare gli occhi da quanto erano minuscoli), con una serie di personaggi davvero ben caratterizzati e con quella spruzzata di humor che è difficile trovare oggigiorno in prodotti di questo genere.
Se siete in attesa del nuovo Fallout e siete amanti di quel tipo di esperienza, The Outer Worlds non vi deluderà.
Chiunque vestirà i panni del capitano dell’Inaffidabile si divertirà davvero tanto nelle sue scorribande tra i pianeti di Alcione. Ve lo garantisco.