Lionheart, gioiello dell’ era Amiga
Un gioco che non avrebbe sfigurato su di un cabinato da sala giochi. Oserei definirlo maniacale tanta è la cura riposta in ogni singolo pixel.
C’era una volta Thalion
Molti sono stati i giochi che hanno reso l’ Amiga un home computer molto amato e ricordato e uno di questi è Lionheart, titolo sviluppato da Thalion e rilasciato nel 1993.
Credo che Thalion sia riuscita in una sorta di miracolo. Lionheart sfoggia una veste grafica, un modeling e una qualità delle animazioni fuori dal comune, almeno per quanto riguarda i prodotti rilasciati su Amiga.
Andiamo con ordine…
Parliamo di un platform-action con piccoli sprazzi di shoot ‘em up. Quello che salta subito all’ occhio è il comparto tecnico. Fin dall’ intro iniziale si nota la voglia del team di Thalion di stupire grazie ai fondali evocativi e un finto 3D che ci porterà dinanzi all’ epicità della vestizione dell’ eroe di turno, Valdyn, un uomo-leone intento nel ritrovare un’ antica reliquia chiamata Lionheart in grado di sconfiggere il cattivone di turno, Norka.
Di certo la storia non è esemplare e nemmeno innovativa ma passa assolutamente in secondo piano, vuoi per la natura stessa del gioco vuoi per i fuochi artificiali che il codice riesce a sprigionare in tutta la loro sfavillante essenza.
L’ utilizzo della paletta di colori è fuori scala letteralmente. Parliamo di un numero di colori non precisato che superava abbondantemente i limiti dettati dall’ hardware ( 32 colori ). Gli stessi programmatori non hanno mai rivelato come fossero riusciti in tale impresa limitandosi nel dichiarare che per arrivare a tale risultato avevano sfruttato alcuni trucchi.
Senza parallasse non sei nessuno
Il gioco sfoggia un parallasse prospettico costituito da decine di livelli che rende profondità ai fondali, fondali che si adattano armoniosamente a seconda dei nostri movimenti all’ interno degli stage. Ogni dettaglio è curatissimo, dalle nuvole ai fiori fino ad arrivare ai gradienti.
La giocabilità è ottima. Muovere Valdyn è un piacere, vuoi per le animazioni ( e ce ne sono per tutti i gusti e per tutte le situazioni ) vuoi per il controllo del salto e il combattimento all’ arma bianca che richiede una giusta curva di apprendimento in modo da sfruttare al meglio ogni possibile mossa. Quest’ ultimo poi è una vera chicca che rende omaggio a grandi classici arcade e action come Rastan Saga e Golden Axe e perchè no, Barbarian.
Un level design ben articolato, unito ad uno scrolling fluido sia in orizzontale che in verticale, crea un’ esperienza di gioco a tutto tondo, riuscendo a rapire letteralmente il videogiocatore.
E poi ci sono loro, i boss di fine livello, che sanciscono l’ epicità del gioco proponendo ogni volta una sfida differente dove combattimento, riflessi e strategia saranno le chiavi per avere la meglio.
Non parliamo poi dell’ inserimento di una sezione sparatutto a scorrimento orizzontale in sella ad un drago che, poco prima del finale, arricchisce di non poco l’ esperienza generale di gameplay. Assolutamente incredibile il design delle nuvole sullo sfondo mentre solchiamo il cielo sparando palle di fuoco in ogni direzione… indimenticabili.
In ultimo, ma non per valore, le musiche. Nulla è lasciato al caso e anche sul fronte audio siamo di fronte ad un tripudio di tracce incalzanti che spaziano dal sinfonico all ‘electro-pop fino ad arrivare ad echi dark-metal. Eccezionali.
Inoltre il gioco offre anche un buon sistema di opzioni che permette di settare il livello di difficoltà, impostare il numero di pulsanti attivi del Joystick, di rivedere l’ intro e di leggere anche un’ informativa contro la pirateria.
Amiga cuor di leone
Lionheart è l’ esempio di quello che un Amiga poteva fare se spremuto al massimo senza scendere a compromessi di alcun tipo.
Un gioco che non avrebbe sfigurato su di un cabinato da sala giochi. Oserei definirlo maniacale tanta è la cura riposta in ogni singolo pixel.
Lionheart nei suoi 4 floppy racchiude l’ essenza di un home computer storico nel mondo del gaming e credo detto ciò non serva aggiungere altro.
Augh.