venerdì, Novembre 15, 2024
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Days Gone, l’ apocalisse che non ti aspetti – Recensione

Un’ esprienza che, seppur a prima vista potrebbe risultare piatta, tende ad esplodere minuto dopo minuto regalando un’ immersione totale all’ interno di quello che a mio avviso, insieme a The Last of Us, è tra i migliori esponenti del genere a tema apocalisse.

I giorni andati

Non avevo grandi aspettative per Days Gone, sono sincero. Il gioco di Bend Studio, nei vari trailers e video-gameplay rilasciati negli ultimi mesi, non era riuscito a farmi salire la curiosità più di tanto. Mi ero fatto l ‘idea di trovarmi di fronte al solito open-world con tonnellate di fetch quest e una storia senza mordente. Se poi ci mettiamo anche l’ apocalisse biologica allora la ricetta per il mio personale menefreghismo era servita.

Però continuavo a ripetermi che questa esclusiva per l’ ammiraglia di casa Sony poteva in qualche modo sorprendermi una volta messeci le zampe sopra. Secondo voi come è andata? Ora ne parlo, oggettivamente con qualche piccolo sprazzo di soggettività legata alla mia personale esperienza ingame, senza dilungarmi in tecnicismi vari.

Il gioco è appunto ambientato in un’ America, più precisamente nell’ Oregon, devastata da un disastro biologico. Moltissimi umani sono ormai infetti e ridotti a putridi e deformati esseri che vagano in cerca di carne da masticare di qualsiasi natura. Chi è riuscito a sfuggire all’ infezione si è organizzato in piccolissime comunità cercando di sopravvivere alla minaccia esterna. In tutto questo c’ è anche chi ha sfruttato la nefasta situazione per depredare e conquistare una posizione con la forza e chi invece crede di essere infetto, ma non lo è, perdendo completamente la ragione e venerando la catastrofe. Insomma, la situazione è quantomai complicata.

days gone meniac recensione

Parola d’ ordine: sopravvivere

Noi vestiremo i panni di Deacon, un biker, il quale dovrà districarsi tra diverse situazioni cercando anche lui, come tutti gli altri del resto, di resistere e  trovare le risposte che invadono la propria esistenza.

La storia del gioco scorre bene ed è molto intellegibile. Parliamo di una story-line scontata, senza chissà quale colpo di scena. Più che altro è la classica americanata che però in fin dei conti ben calza con il concept generale del gioco. Se questo era il volere di Bend Studio allora hanno centrato l’ obiettivo. Parliamo di biker e delle loro moto, del loro modo di fare arrogante e determinato e sarà appunto la moto la nostra seconda pelle.

Days Gone è un action con piccoli inserti GDR e con una buonissima stratificazione survival. Infatti non basterà girovagare per l’ eccellente mappa di gioco – non troppo estesa ma grande quanto basta per creare un mondo aperto godibile e credibile – accettando missioni e liberando insediamenti ma sarà fondamentale cercare risorse. Ed è qui che Days Gone riesce ad emergere e a posizionarsi come un ottimo esponente del genere.

Se nelle prime ore di gioco la noia stava prendendo il sopravvento, dettata di soliti canoni triti e ritriti del genere, iniziando ad entrare nel vivo la componente survival ha preso nettamente forma  dettando i ritmi di gioco. Mi spiego: in Days Gone ci sposteremo a cavallo della nostra fida moto e fin qui non ci piove. Ma bisognerà presto fare i conti con le necessità della stessa come il deterioramento delle parti meccaniche e il rifornimento di benzina.

Ed è proprio quest’ ultimo la feature che permette a questo gioco di allontanarsi dalla media del genere. Ogni volta che saremo a corto di carburante dovremo parcheggiare la moto ed avventurarci alla ricerca di rifornimenti, attraversando così diverse centinania di metri a piedi e facendo i conti con le minacce de ” l’ incubo “, così è denominato ogni singolo centimetro di terra al di fuori degli accampamenti o dei rifugi sicuri. Durante le nostre scorribbande a carattere ” sopravvivenza ” ci imbatteremo in diverse situazioni e non pensate che i Furiosi, ovvero gli infetti, siano la sola minaccia: a volte imbattersi in un lupo potrebbe essere molto più rischioso che trovarsi faccia a faccia con un infetto. Il gioco sprona quindi il videogiocatore all’ esplorazione, ma non per puro guadio o completismo ma per pura necessità.

Per farla breve la continua sensazione di precarietà e pericolo saranno le costanti che ci accompagneranno durante tutto il corso del gioco. Anche le munizioni spesso scarseggieranno e ci troveremo a prepondere per un approccio stealth, oppure all’ arma bianca o contundente, piuttosto che piazzarci comodi su di una collina per cecchinare tutto e tutti.

Tornando al gameplay vero e proprio posso affermare che anche il roster di missioni primarie e secondarie, anzi delle storie e delle missioni secondarie, è ben assortito con situazioni varie tra loro che non si tradurranno mai in monotonia. Spostarsi per il mondo di gioco è divertente e immediato e capiterà spesso di sostare nei pressi di un piccolo paesello rurale per poi trovarsi a darsela ” ruote levate ” a causa della numerosità dei nemici e della nostra povera scrota di proiettili. Lo shooting non è che sia il fiore all’ occhiello di tutta l’ opera, anzi. Diciamo che le hitbox non sono poi calcolate a dovere e molte volte riuscirete a colpire gli avversari anche se avrete mirato qualche pixel di troppo fuori dalla sagoma avversaria.

Le fasi stealth sono gratificanti ma non troppo approfondite. Basterà nascondersi nei cespugli, lanciare qualche sasso per distrarre i nemici e sgattaiolare alle loro spalle come  se fossimo granelli di polvere in balia del vento. L’ IA non brilla per eccellenza e durante i conflitti a fuoco ci si troverà di fronte al classico girotondo di coperture varie e assalati a testa bassa.

Lo orde, quelle vere che incutono timore

Parliamo dei Furiosi, visto che meritano particolare menzione. Credo che sia la prima volta in assoluto che mi trovo a fronteggiare un’ orda di infetti che mi corre dietro urlante senza poter far altro che cercare di rallentarla mentre tento di trovare una fia di fuga. Una figata pazzesca.

E in questi casi dovremo fare i conti con le nostre possibilità di offesa al fine di riuscire a creare un piccolo gap tra noi e la rabbiosa folla urlante e cercare di gestire al meglio la nostra stamina tenendo conto che il popolo degli effetti non avrà mai esitazioni. Centinaia di corpi scomposti che ci staranno alle calcagna e non ci mollerano, tensione alle stelle… figata. Punto.

A questo aggiungiamo anche un ciclo giorno/notte che ci metterà di fronte a comportamenti differenti da parte di tutte le fazioni in gioco, per primi gli infetti che di notte saranno molto più numerosi e letali.

Graficamente siamo di fronte ad un buon titolo. Il mondo di gioco e il design sono di buonissima fattura e l’ Oregon, con il suo intreccio di foreste, strade sterrate, pendii, cascate e molto altro ancora, risulta un vero piacere per gli occhi. Merito di plauso anche le condizioni meteo dinamiche che trasformeranno il terreno di gioco con conseguenze tangibili sia sul lato “creature” sia sul lato ” motocicletta “. L’ Oregon poi risulta abbastanza vivo, vuoi per la presenza dei Furiosi, vuoi per la fauna che anima la campagna e il bosco, senza contare tuti gli altri superstiti anche se manca una caratterizzazione dei comportamenti variegata all’ interno dei singoli gruppi.

Buoni i modelli poligonali e le animazioni. Forse forse avrei gradito di più un modello di guida un po’ meno arcade ma nell’ economia del gioco ci sta tutto. Qualche  calo di frame rate l’ ho riscontrato oltre che un frequente desynch durante le cinematiche, ma nulla che possa minare l’ esperienza complessiva e non ho mai incontrato bug dell’ esito devastante. Mi sono imbattuto anche in diversi glith e caricamenti di texture in ritardo ma pensando alla vastità del gioco e ad un Unreal Engine che mostra i muscoli in moltissime occasioni mi sono detto “chisenefrega!”

Parliamo anche del comparto audio che è veramente eccellente. Musiche d’ ambiente dal mood malinconico e sottomesso ci accompagneranno per tutta la durata dell’ avventura. Il gioco è interamente doppiato in italiano ( con sottotitoli attivabili ma alquanto fastidiosi nella lora struttura ) e credo di essermi trovato davati alla migliore voce mai donata ad un protagonista di un videogame. Deacon è assolutamente credibile nel suo essere biker duro dal cuore tenero, determinato e stanco e il doppiaggio rende assolutamemte merito al personaggio.

Anche i menù sono ben strutturati e di facile accesso e con un semplice tocco del touchpad navigheremo da una sezione all’ altra in maniera rapida e intuitiva. Ci sono poi i vari rami delle abilità da sbloccare ( sopravvivenza, armi a distanza e armi corpo a corpo ) acquisendo la classica esperienza e spendendo punti abilità, la possibilità di customizzare la moto per renderla sempre più coriacea e veloce, oltre che esteticamente più figa e altre attività collaterali che ci permetteranno di guadagnare i favori dei vari NPC principali sparsi nel mondo di gioco. Ma non aspettatevi scelte morali o bivi narrativi; tutto scorre via lisco in un intrigarsi di storie principali e attività secondarie.

Non mi voglio dilungare oltre. Avrete capito che Days Gone è un gioco che promuovo a pieni voti. Un’ esprienza che, seppur a prima vista potrebbe risultare piatta, tende ad esplodere minuto dopo minuto regalando un’ immersione totale all’ interno di quello che a mio avviso, insieme a The Last of Us, è tra i migliori esponenti del genere a tema apocallisse.

Non pensate che ci sia chissà quale profondità narrativa o coinvolgimento emotivo. Nulla di tutto ciò affiorerà da questo gioco, che tale rimane senza mai regalare al gamer quei momenti indimenticabili che rimarranno a vita nella propria memoria, tenetelo bene a mente.

Augh.

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