Manic Miner, cult dello ZX Spectrum
siamo di fronte ad un altro grande classico dei videogames e il nome di Willy e della sua folle avventura dovrà risuonare nei secoli a venire
Il mio nome è Willy, Miner Willy
Ho sempre nutrito un profondo amore visivo per lo ZX Spectrum, in particolare per il 48k con tasti in gomma, un gioiellino. Detto ciò, che poi poco c’entra con quanto starò per scrivere, voglio parlarvi di uno dei giochi che più mi hanno intrigato sul piccolo personal computer della celebre azienda inglese Sinclair: Manic Miner, gioco del 1983 sviluppato da Matthew Smith e pubblicato da Bug-Byte.
Questo gioco in qualche modo rispecchia in tutto e per tutto il concept dello ZX: semplicità, eleganza e divertimento in puro stile Arcade. Il titolo fu poi convertito per molti altri sistemi come Commodre 64, MSX, Amstrad CPC, Gameboy Advance, Amiga e per utimo voglio citare il Commodore 16, home computer sul quale, oltre lo ZX, ho giocato questo titolo fino allo sfinimento.
Sicuramente i più conoscono bene il gioco e il suo essere altamente sfidante. Per chi non lo conoscesse racconterò in breve di cosa si tratta.
Maledette caverne
Guideremo il buon Willy, al secolo Miner Willy, attraverso 20 caverne piene zeppe di pericoli in un susseguirsi di situazioni surreali e stupefacenti che non potranno che rimanervi in testa per sempre. Willy si potrà muovere soltanto in orizzontale e saltare, cercando di raccogliere le chiavi e gli oggetti disseminati in ogni livello prima che termini l’ aria a sua dispozione, oppure le tre preziosissime vite.
Una volta raccolti tutti gli oggetti si aprirà una porta che ci permetterà di passare allo stage successivo.
Manic Miner è un gioco molto difficile. Il solo contatto con un nemico farà perdire a Willy una vita, come anche cadere da altezze non poi così vertiginose.
I mostri saranno di diverso tipo passando dal reale all’ assurdo; avremo a che fare con ragni, funghi velenosi, pinguini, struzzi, canguri fino ad arrivare ad oggetti di mobilio, telefoni e addirittuira citazioni ad altri videogames quali Pac-Man.
Non parliamo poi degli ostacoli ambientali costituiti da nastri trasportatori, sabbie mobili, terreno friabile e via dicendo che aumentano di non poco il senso di urgenza man mano che si procede nell’ avventura.
Saper dosare il salto sarà la nostra arma vincente. Non siamo di fronte ad un gioco pixel perfect al 100% ma comunque il saper gestire bene distanza e atterraggio sarà l’ unico modo per riuscire a concludere uno stage.
Ogni stanza avrà un nome e anche in questo caso, tra nomenclature più o meno altisonanti troveremo citazioni a grandi classici dei videogames come ad esempio la stanza chiamata ” Attack of the Mutant Telephones”, chiaro omaggio al classicone di Jeff Minter ” Attack of the Mutant Camels “.
Willy poi è un personaggio che mi ha sempre ispirato simpatia. È minimale ma allo stesso tempo trasmette dolcezza e coraggio. Non so bene come spiegarlo ma la sua siluette mi fa sentire bene.
Inoltre il level design dei vari stage è molto molto ben fatto con diversi complementi a rendere l’ esperienza sempre intrigante e sfidante.
Pazienza e perseveranza
Di certo siamo di fronte ad un gioco che richiede pazienza e perseveranza per essere portato a termine. Manic Miner non è una passeggiata di salute e spesso vi troverete a chiuderlo dopo l’ ennesimo fail dovuto ad un salto sbagliato mentre in sottofondo suona costante la chiptune di Nell’antro del re della montagna di Edvard Grieg.
Ma nonostante ciò Manic Miner vi rimarrà vivido nella mente e vorrete tornarci sopra per riuscire a superare quella dannata stanza che tanto vi fa penare. Ecco, questa è la più grande forza di questo gioco: il suo magnetismo.
Come già ampiamente scritto e ribadito siamo di fronte ad un altro grande classico dei videogames e il nome di Willy e della sua folle avventura dovrà risuonare nei secoli a venire.
Augh.