Augusta Universalis – Pretoriani in salsa Sci-Fi
… lo consiglio caldamente a chi ama le ambientazioni ucroniche e soprattutto ai fan di Warhammer 40K …
Mai giudicare il libro dalla copertina, avrei dovuto ricordarlo e invece ci sono cascato: il primo impatto con Augusta Universalis ( pubblicato da Acchiappasogni ) non è stato dei migliori, l’illustrazione frontale mi ha fatto subito pensare “Ecco, un altro prodotto su Warhammer 40K, sarà un altro gdr sulla falsariga di Rogue Trader.”
E invece no, ragionamento completamente errato, perché osservando con un pelino di attenzione in più ho letto una strana e familiare sigla sulle decorazioni dell’armatura sapientemente disegnata in copertina: SPQR. Sì, proprio quella sigla SPQR.
E che fai, non apri e inizi a leggere divorato dalla curiosità?
Sono Potenziati Questi Romani!
Dunque, arriviamo subito al punto: un po’ tutti conoscono a grandi linee la storia dell’Impero Romano con il suo susseguirsi di sovrani illuminati o tirannici e il suo evolversi nell’arte della guerra come in molte altri campi dello scibile umano.
Immaginiamo per un attimo che durante l’Impero di Ottaviano ci sia stato un primo contatto alieno e una missione di avanscoperta del Grande Regno Sserath, dominatori incontrastati di una buona fetta di tutta la Galassia, giunta sulla Terra, e nella fattispecie sulla penisola italica, per vagliare le forze autoctone.
Immaginiamo ora che questa spedizione, così tanto sicura di sé e della propria avanzatissima tecnologia, abbia un primo contatto non del tutto pacifico con le armate romane e prendano tanti sonori schiaffi, ma di quelli che rimangono invischiati in un rancore ultraplanetario per secoli e secoli: i Romani dopotutto non sono mica un popolo che si fa intimorire dai messaggeri piombati dal cielo!
Della missione aliena resta in vita solo Ysszir, uno scienziato talmente affascinato dall’organizzazione degli indigeni e dalla loro mancanza di riverenza nei loro confronti, cosa che evidentemente ha male abituato i rettiloni per secoli, dal decidere di tradire il suo popolo e rimanere sulla Terra per istruire i suoi abitanti sulla tecnologia dei Sserathi partendo da ciò che resta della nave aliena: considerato il tempo necessario per l’ultimo segnale di allarme lanciato dalla navicella ad attraversare l’enorme distanza fra la Terra e Usselet, pianeta principale dell’Impero Sserathi, e il conseguente lasso di tempo prima che gli invasori tornino a pareggiare i conti, Roma ha qualche secolo abbondante per apprendere il più rapidamente possibile la tecnologia aliena e farla propria grazie soprattutto al contributo del buon Ysszir, ormai divenuto amico e consigliere di Ottaviano e battezzato con il nome Lucio Astrofero.
Ben presto i continenti sono sotto il dominio dell’Impero Romano con un solo Augusto a detenere il potere centrale e a dividere la sovranità sulle varie estese aree geografiche fra nove Cesari e dal cuore dell’Impero, la megalopoli di Roma, partono innumerevoli missioni di conquista che pochi secoli dopo, grazie all’avanzamento tecnologico, varcano i confini terrestri e raggiungono gli altri pianeti del Sistema Solare rendendoli colonie da cui estrarre risorse preziose per accelerare il progresso.
Non mancano ovviamente gli scontri politici e ideologici fra i vari regni della Terra, con una trama di intrighi e alleanze strette fra Bisanzio, seconda soltanto a Roma, la capitale dell’Unione degli Imperi Zaristi Sovietici (!!!) Mosca, i territori della Confederazione Zulu in Africa, il Sacro Romano Impero che abbraccia tutte le terre del resto d’Europa e il nord America solo per citarne alcuni.
Tutta la storia riscritta secondo i canoni imperiali: il neopaganesimo degli Dei olimpici che regge a malapena contro l’ascesa della Chiesa Cristiana, il raggiungimento in tempi molto più brevi di traguardi tecnologici vitali grazie agli insegnamenti di Ysszir, la perseveranza umana nel tentare, fallire e ritentare ancora fino ad avere la meglio nella sperimentazione, la creazione di strutture orbitanti capaci di piegare il tempo e lo spazio per raggiungere altri capi dell’Universo pressoché istantaneamente e infine l’evoluzione stessa delle capacità fisiche e mentali umane: l’invenzione della Tecnolorica, un endoscheletro dotato di un vero e proprio arsenale e una miriade di strumenti che può affiorare al di sopra della pelle del portatore istantaneamente e renderlo una macchina da guerra inarrestabile: ogni Pretoriano ne riceve una come simbolo del comando sulle legioni di Roma e mezzo per indagare sui nemici e sulle insidie che minacciano la stabilità dell’Impero.
E indovinate voi chi siete? Bravi, voi interpretate i Pretoriani! Ciascuno di essi ha un suo rango militare e vanta l’appartenenza ad un diverso Ordine in base alle sue capacità ed al suo orientamento: dall’Ordo Martis che annovera i migliori guerrieri dei campi di battaglia all’Ordo Plutonis composto da spie, agenti segreti e assassini.
Non est mortuum quid in perpetuum…
Ma la storia non ruota soltanto intorno al conflitto fra l’Impero e i Sserathi: l’espansione intergalattica ha portato all’ovvio contatto con altre civiltà aliene, sia pacifiche che ostili, ma qualcosa si è dimostrato ben più pericoloso dei secolari nemici rettiloidi, una minaccia che viene dallo spazio più profondo a cui è stato dato il nome di Troni Oscuri: entità vecchie di milioni di anni in grado di distruggere senza particolari problemi una flotta di navi da guerra, sono state a lungo studiate da un luminare dell’Ordo Minervae, l’ordine degli scienziati e sapienti. Lo studioso riuscì a raccogliere, circa ottant’anni fa, una mole d’informazioni fondamentali per affrontare i Troni Oscuri o Grandi Antichi come vengono chiamati nell’Impero Sserath, prima di sparire nel nulla durante alcune sperimentazioni. L’Impero deve molto a questo giovane sebbene inquietante studioso di nome Howard Philipus Lovecraft (!!!).
Le regole del gioco
Ci sarebbe moltissimo da raccontare sull’ambientazione, di sicuro il punto di forza del gioco, ed un grande lavoro è stato fatto dagli autori per declinare tutta la storia dell’umanità secondo i canoni della cultura e della società del tardo Impero Romano, facendola procedere in parallelo con un avanzamento tecnologico incomparabile ed estremamente più avanzato di quello di cui disponiamo noi oggi.
Da questo punto di vista Augusta Universalis è un ottimo lavoro.
Le regole basilari non sono complesse ma richiedono una certa attenzione, in quanto possono entrare in ballo numerosissimi fattori: i tiri di risoluzione sono effettuati applicando il risultato di 2d8 alla somma di caratteristica (Virtus) più abilità (Peritia) e puntando al superamento di una soglia di difficoltà: in base al risultato finale del tiro si stabilisce se si ha avuto successo totale, parziale (quindi con qualche complicazione) oppure se le cose si sono messe male, molto male o veramente da schifo.
Il numero di dadi può variare in base a molti fattori, non per ultimo il giudizio del narratore, o Demiurgo, sull’interpretazione dell’azione da parte del giocatore: il regolamento più volte incoraggia infatti i giocatori ad impegnarsi nella descrizione accurata del modo in cui i loro personaggi agiscono, mettono in pratica le proprie capacità, lo stato d’animo del personaggio sia nella vita odierna e nel rapporto con i propri commilitoni che in circostanze stressanti.
Allo stesso modo la storia del personaggio o l’appartenenza ad un Ordo rispetto ad un altro possono influenzare il risultato finale, così come i vari aspetti che compongono il suo credo e la sua condotta morale (Logos, Pathos e Deimos). In alcune circostanze possono essere applicati dei Dadi Pericolo che contrastano il tiro di dado del giocatore.
Tutto questo ancor prima di tenere in considerazione il supporto della Tecnolorica, l’armatura estremamente avanzata la cui peculiarità principale è quella di essere letteralmente fusa nel corpo del Pretoriano nascondendola quando è disattivata (molto comoda per le missioni di spionaggio) e rivelandosi in una frazione di secondo all’occorrenza, trasformando il personaggio in una macchina da guerra: l’endoscheletro può vantare non solo un arsenale di armi di tutto rispetto (Armamenta) o sistemi di difesa (Aegides) ma anche una vasta gamma di sensori, attrezzi e congegni detti Instrumenta utili all’adempimento di altre mansioni (spionaggio, riparazione, telecomunicazioni etc.).
Il tutto viene poi farcito con la presenza degli Emblema, una vasta lista di rappresentazioni di effetti meccanici ad alto impatto scenico, a disposizione del personaggio in un numero limitato rispetto alla Tecnolorica e alle abilità: possiamo quindi avere l’Emblema Possente che incrementa i danni da impatto o l’Emblema Paralisi che tende a rallentare, turno dopo turno, un avversario fino a bloccarlo.
Pro e contro
Tanto di cappello agli autori per il colossale lavoro di adattamento della nostra storia, a dimostrazione non solo della passione impiegata nel farlo ma anche dell’approfondimento dello studio di molti aspetti della cultura dell’Impero Romano e la loro rilettura in chiave fantascientifica: questa dedizione merita assolutamente tutti i miei complimenti.
D’altro canto tuttavia la necessità di riscrivere l’intera storia dell’umanità in questa chiave può rendere difficoltosa e scoraggiare la lettura del manuale per chi sperava in qualcosa di più leggero (beh, però se comprate un manuale di gioco di trecento pagine augurandovi che sia leggero, in tutti i sensi, un po’ ve lo meritate).
Augusta Universalis non è indubbiamente un gioco per tutti e richiede un certo impegno nel raggiungere la padronanza dell’ambientazione così come del regolamento che, per quanto non particolarmente complesso, rischia di mostrare un po’ di pesantezza con tutte le variabili che possono entrare in gioco e tutti i bonus o malus che possono essere applicati a discrezione del narratore.
Altro elemento che rischia di compromettere l’interesse nei confronti del gioco è l’utilizzo costante di termini in lingua latina: è una scelta ovvia ed assolutamente a tono con l’ambientazione e gli autori hanno ben pensato di presentare già nelle prime pagine un glossario che venga in soccorso del giocatore (immagino quelli che non hanno mai studiato latino come potrebbero sentirsi!). Personalmente avrei cercato di alleggerire questo aspetto del gioco – dopotutto sono passati duemila anni, anche con una storia alternativa come questa magari la lingua potrebbe essersi evoluta!
Considerata la mole del manuale base avrei optato per una distribuzione delle informazioni su future espansioni anziché cercare di spiegare la stragrande maggioranza dei dettagli dell’ambientazione in un unico grosso libro.
A prescindere dalle mie opinioni Augusta Universalis è un prodotto che merita di essere provato: per quanto io non sia un amante dei giochi di ruolo a tema fantascientifico non posso che complimentarmi nuovamente con gli autori per l’eccellente lavoro svolto, per cui lo consiglio caldamente a chi ama le ambientazioni ucroniche e soprattutto ai fan di Warhammer 40K che di sicuro troveranno molte assonanze e si sentiranno a loro agio nel vestire i panni di Pretoriani.
Certo, se avessero incluso Brian di Nazareth e Marco Pisellonio sarebbe stato un gioco perfetto…
I Romani che prendono a calci in culo gli invasori alieni? No basta, dove devo firmare? 😀 😀 😀
È un manuale di gioco che anche se solamente letto vale tutte le sue 300 pagine 8)