Blasteroids – Il capitolo finale della saga arcade di Asteroids
il gameplay classico della serie gode di nuova vita, elevando il livello di sfida e proponendo anche libertà di scelta al giocatore.
La fine di un ciclo
Chi non conosce Asteroids, il famosissimo arcade-shooter di Atari rilasciato nel 1979 ? Detto ciò Asteroids dette vita ad altri sequel quali Asteroids Deluxe, Space Duel e infine ,nel 1987, Blasteroids ( altri giochi a brand Asteroids sono stati rilasciati negli anni ma la serie originale arcade si conclude con il quarto titolo ).
Approdato prima in sala giochi, Blasteroids fu successivamente trasportato nel 1989 su dispositivi domestici quali Amstrad CPC, ZX Spectrum, Commodore 64, MSX, Amiga, Atari ST e Ms-Dos.
Ho avuto il piacere di giocare diversi porting di questo titolo, migliori e peggiori, e devo dire che tutti hanno sempre rispettato i cardini portanti della versione arcade. Per essere precisi possedevo la versione per C64 e Amiga mentre le versioni per XZ Spectrum, Amstrad CPC e MSX le ho giocate a casa di amici.
Detto ciò posso affermare che le versioni per home computer Commodore staccavano di gran lunga tutte le altre che ho avuto modo di giocare. Non parlerò però ne della versione per C64 e ne di quella Amiga in quanto entrambe, calate nelle possibilità offerte a livello hardware, proponevano in maniera eccellente l’ esperienza da Bar, come eravamo soliti dire al tempo. Mi limiterò quindi a raccontare la mia esperienza sul gioco.
Blastando Asteroidi
Blasteroids ricalca il modello di gameplay del fratello maggiore. Siamo quindi alla guida di navicelle spaziali intenti a spazzolare asteroidi che una volta colpiti si divideranno in frammneti più piccoli. Il gioco si anima su un piano in 2D con visuale dall’ alto. Le azioni della nostra navicella sono sempre le stesse: si accellera, si rallenta, si ruota su se stessi, si spara.
Ma cosa rende quindi Blasteroids degno di essere ricordato ?
Molte sono le innovazioni inserite in questo capitolo. Innanzitutto la possibilità di scegliere tra quattro sistemi stellari differenti, tutti comprensivi di stage in numero crescente da ripulire, liberamente selezionabili.
Questi stage sono mostrati su una griglia con tanto di leggenda di cosa ci attenderà, tranne alcuni settori “nascosti” di cui non sapremo il contenuto.
Oltre a questo avremo a che fare con un boss di fine livello, Mukor, che consiste in un ammasso verde contornato da tubi che sparano proiettili ( nome più adatto non poteva essere scelto n.d.r. ).
All’ interno delle varie aree di gioco, oltre agli immancabili asteroidi avremo a che fare anche con astronavi nemiche che una volta distrutte rilasceranno power-up di attacco e difesa oltre che le ricariche per lo scudo.
E già, lo scudo. A questo si affianca anche l’ energia, o se vogliamo il carburante.
Mentre lo scudo è caratterizzato da unità che andranno a diminuire ad ogni impatto e che una volta terminate ci verranno arrecati danni, che faranno diminuire drasticamente la nostra capacità energetica, l’ energia si consumerà comunque ad ogni nostro movimento e potrà essere ricaricata tramite l’ acquisizione di specifici cristalli rilasciati da alcuni asteroidi.
Ma le novità non finiscono qui.
Abbiamo a disposizione ben tre tipi differenti di navicelle, intercambiabili in tempo reale durante ogni livello. Ogni navicella avrà caratteristiche ben precise : una è più letale negli scontri a fuoco, una ha una valore di difesa maggiore e una è più veloce.
Inoltre in Blasteroids è presente il multiplayer. In questa modalità se i due player stanno utilizzando due navicelle di tipologia differente le potranno fondere creando un’ unica nave più grande in cui il primo giocatore ne comanderà movimento e sparo e il secondo una torretta indipendente ( una figata n.d.r. ).
Infine sono stati introdotti degli asteroidi indistruttibili che possono soltanto essere rallentati nel loro moto fino a fermarsi completamente ma che comunque arrecheranno danno se toccati.
Tutte ciò fa si che il gameplay classico della serie goda di nuova vita, elevando il livello di sfida e proponendo anche libertà di scelta al giocatore.
Graficamente siamo di fronte ad un titolo appagante nella sua semplicità, fluido e definito che abbandona lo stile vettoriale dei predecessori per dare spazio alla rasterizzazione. Stesso discorso vale per l’ audio che propone effetti a tema e una traccia di sottofondo gradevole e dal giusto incedere.
E quindi …
Il risultato finale è un gioco solido, divertente e ben strutturato.
Certo è che a lungo andare ci si renderà conto che la varietà non è il forte di questa produzione in quanto il tutto si ripeterà, compreso il buon Mukor che dovremo sconfiggere più volte prima di vederne l’ effettiva fine.
Una più che degna chiusura di un ciclo storico che ha scritto una fetta importante nel mondo dei videogames.