I laboratori del Gran Sasso diventano un videogioco
Gran Sasso Videogame è un progetto educativo-scientifico realizzato con la collaborazione dell’ agenzia di comunicazione scientifica Formicablu, la casa di produzione IV Productions e il supporto di Indire ovvero l’ Istituto Nazionale Documentazione Innovazione Ricerca Educativa.
Il gioco narra le vicende di un alieno che catapultato sulla terra dovrà cercare di tornare sul suo pianeta. Il tutto si svolgerà all’ interno del laboratotio del Gran Sasso. Sotto riportiamo una parte del comunicato stampa, del quale a questo link troverete la versione integrale :
Un imprevisto spazio-temporale ha catapultato l’alieno Zot nei Laboratori del Gran Sasso dell’INFN, solo la conoscenza della fisica lo aiuterà a tornare a casa. È questa la sfida del primo videogioco ambientato nei veri laboratori sotterranei di fisica delle astroparticelle più grandi del mondo: i Laboratori Nazionali del Gran Sasso dell’Istituto Nazionale di Fisica Nucleare, dove si realizzano ricerche di punta in fisica. Gran Sasso Videogame è uno strumento di orientamento attivo nato per avvicinare gli studenti alle frontiere della fisica e alle possibilità offerte dalle carriere scientifiche ed è rivolto ai ragazzi tra i 14 e i 19 anni e ai loro insegnanti. Il videogioco sarà accessibile gratuitamente dal 27 maggio giorno in cui sarà presentato al pubblico in un evento di lancio durante l’Open Day dei laboratori nazionali del Gran Sasso [...]
Gran Sasso Videogame è un modello d’ insegnamento e conoscenza pregevole che rimarca quanto il mondo videoludico possa essere applicato in maniera intelligente in diversi scenari oltre alla classica destinazione d’ uso a puro scopo d’ intrattenimento.
Allora…. (sospiro)… iniziativa lodevole ma la presentazione del gioco, l’assunto del gioco come il 99% dei videogiochi educativi che ho visto da quando so cosa significa la parola “videogioco”, sembra realizzato da qualcuno completamente scollegato dalla realtà o perlomeno non “addetto ai lavori” per quanto riguarda la comunicazione con i ragazzi.
A prescindere dal valore e dal gameplay, questo cazzobuffo parlante chiamato zot sarebbe sembrato infantile ed imbarazzante a me, negli anni 80, mentre frequentavo le elementari: figuriamoci a ragazzi di 14/19 anni nel 2018.
Mai nessuno che faccia un bel gioco di avventura di stampo serio, ma dove appunto sono richieste reali conoscenze per andare avanti: uno shooter dove bisogna conoscere i vari tipi di radioattività, le Forze Fondamentali e le altre conoscenze proprie della Fisica Nucleare, per andare avanti e superare gli ostacoli, invece che sparare e basta come coglioni. Quello sarebbe educativo E di intrattenimento.
Di certo un modello più consono ai tempi avrebbe un impatto maggiore. Però credo che in questi casi il gioco non debba essere un prodotto amaliante ma un contenitore di info da proporre in maniera simpatica. Queste aziende/società e organi di ricerca utilizzano i fondi a scopo scientifico. Destinare una somma cospicua ad un videogame educativo sarebbe comunque un dispendio economico fuori luogo. Pertanto poi i riusltati di design sono sempre approssimativi.