Journey – Un viaggio verso il concepimento
Appagante, liberatorio e aperto a tante possibili interpretazioni.
Mai titolo fu più azzeccato
Journey, gioco sviluppato dall’ indipendente Thatgamecompany, è uscito nel 2012 su Playstation 3 per poi essere portato su Playstation 4 nel 2015.
Journey è un vero viaggio come il titolo dell’ opera ci suggerisce, opera per l’appunto perchè è di questo che si tratta.
La formula di gameplay è semplice, immediata e senza tanti fronzoli. Il nostro pellegrino, vestito in tonaca rossa con tanto di cappuccio e sciarpa, con la sua esile forma e la leggiadria di una ballerina di danza classica dovrà attraversare diverse aree, esplorando, attivando e progredendo. Seguiremo il vento, i suoni, la luce. Ci accompagneranno esseri sottili, fatti di stoffa; saremo inseguiti e braccati da serpenti di pietra, ci perderemo e ci ritroveremo.
Avremo a che fare con deserti, profondità, vecchie strutture, antiche civiltà decadute e ardue scalate. Tutto per raggiungere la cima della montagna che domina l’ orizzonte.
Journey va vissuto, interpretato e metabolizzato. In questo modo ci si potrà gustare tutto il suo modo di raccontare e accompagnare il videogiocatore lungo un percorso introspettivo, misterioso e amaliante.
La leggerezza dell’ essere
In Journey tutto fluttua. Tutto è leggero come se si fosse immersi in acqua. Il ” canto ” del nostro pellegrino ci aiuterà a scoprire e progredire.
Si potranno incontrare altri pellegrini durante il nostro cammino. Pellegrini che saranno altri veri player. Ma non avremo modo di interagire se non cercare con suono e movimento di farci capire e magari farci accompagnare verso la meta.
Avremo la possibilità di potenziare la nostra sciarpa, allungandola. Questa ci donerà più longevità in aria durante i salti, permettendoci di raggiungere alcune zone più facilmente.
Saremo gratificati da un eterea e bianca figura che si mostrerà a noi al cospetto di vecchi altari. Questa ci racconterà la storia di questo mondo apparentememnte desolato e inerme, l’ ascesa della civiltà dominante che lo abitava e il suo inarrestabile declino. Ma non è il racconto della bianca figura a tenere il player con gli occhi e la bocca spalancati.
Scivolare lungo le dune di sabbia è meraviglia pura. Librarsi nel vento e lasciarsi trasportare alleggerisce l’anima dal peso dagli eventi quotidiani della vita reale.
La parte finale poi è come un macigno che lentamente rotola verso una ripida discesa. Appagante, liberatorio e aperto a tante possibili interpretazioni.
Credo infatti che la forza di questo gioco sia proprio l’ interpretazione che si può dare ad ogni aspetto visivo e concettuale.
Il mio Journey
Io stesso ho una personale visione d’ insieme e non prendetemi per pazzo; in Journey ho visto il viaggio verso il concepimento.
Anche l’ obbiettivo finale, la montagna, fin dalle prime battute di gioco mi ha ricordato l’ organo genitale femminile.
E adoro ricordarmi questo gioco così, secondo quanto mi ha trasmesso e per come mi ha permesso di interiorizzarlo.
Pertanto asserisco che Journey deve essere giocato.
E’ uno di quei videogame che non possono e non devono passare in sordina. Vanno ricordati, riproposti e idolatrati.
Pochi titoli hanno così tanta profondità e stile. Pochi titoli con semplicissimi elementi hanno la prorompente forza di lasciare il videogiocatore stupefatto.
Grazie Thatgamecompany, di cuore.