Devil May Cry . Ascesa, caduta e rinascita di un brand importantissimo
Devil May Cry è un piccolo patrimonio digitale.
Apriti cuore
Devil May Cry ha definito un genere.
Detto questo cercherò di riassumere l’ importanza di questo brand parlicchiando dei vari capitoli di questa saga spacca bottoni, anche in vista della mia recente prova della collection HD dei primi tre giochi.
Era il lontano 2001
Quando uscì Devil May Cry nel 2001, ad opera di Capcom e Ninja Theory, rimasi folgorato. Lo desideravo come un alchimista desidera la pietra filosofale. Ma quando finalmente avevo abbastanza soldi per compralo non c’era più una copia nei negozi. Delusione…
Riuscii a metterci le mani sopra dopo qualche mese e fu amore a primo joypad.
Il primo Devil May Cry aveva quel qualcosa che ogni nuova IP dovrebbe avere. Originalità, gameplay pompatissimo e tanta sana sfrontataggine. Ancora oggi ricordo la salita iniziale al castello come qualcosa di magico. Ammiravo ogni singolo pixel. Adoravo la fluidità dei movimenti e il poter variare la tipologia di attacco in modo dinamico. Amore.
Il figlio di Sparda era entrato nel mio cuore.
Musica metal, una intro sfacciata e tarra come pochi altri giochi avevano osato proporre. Un personaggio carismatico, egocentrico e squisitamente antipatico. Un anti-eroe, quasi un villain. Dante, questo è il suo nome. Un mezzo sangue figlio di un demone e di un’ umana, Sparda ed Eva. Dante dai capelli bianchi, vestito di pelle rossa che come migliori amiche ha due pistole, Ebony e Ivory e l’ immancabile spadone, oltre che alla possibilità di trasformarsi in demone ( devil trigger ).
Un fulmine a ciel sereno. Un gioco veloce, pieno di azione e di combo memorabili. Un gioco corto, poche ore ma intense.
Il genere Hack ‘n’ Slash finalmente era rinato in nuova forma. Tanti nemici, boss temibili, una storia intrigante e il prospect per qualcosa che poteva solamente che migliorare nel tempo con altri capitoli ancora più profondi e sfrontati.
Ma purtroppo non fù così.
La tragedia è dietro all’ angolo
Devil May Cry 2, uscito nel 2003, risultò essere tutto fuorchè il degno erede del suo predecessore. Nonostante un buon sistema di combattimento il gioco delude sotto ogni aspetto. La trama non esiste. Tutto è frammentato e senza alcun legame con il precedente capitolo se non per qualche piccolo rimando a livello di personaggi e nomenclature.
Il level design è senza alcun amore, si salvano giusto un paio di stage su diciotto. Gli ambienti sono vuoti e poco ispirati. Nemici ripetitivi e boss fin troppo facili. Pochissimi segreti e un sistema di livellamento minimale e poco utile. Dico io, ma come si fa ad inserire carri armati ed elicotteri posseduti come nemici? Come se dei freddi pezzi di ferro possano avere un’ anima …
IA dei nostri opponenti inesistente. Vogliamo parlare della mappa di gioco ? Praticamente ci vengono mostrate le aree nelle quali ci troviamo senza alcun riferimento, nemmeno il punto in cui si colloca il nostro PG. Un disastro. Un seguito “indegno” che di Devil May Cry ha soltanto il logo e il design del protagonista.
Il finale poi … da vomito.
Il risveglio di Dante
Nel 2005 Capcom rilasciò Devil May Cry 3: Dante’s Awekening, titolo che doveva sancire la rinascita o la morte totale del brand. Questa volta gli ingredienti per un ritorno in grande stile ci sono tutti.
Il titolo si pone come prequel del primissimo gioco, con una storia corposa costituita da personaggi chiave ( il fratello di Dante, Vergil, è di sicuro il top che si poteva sperare di trovare n.d.r. ) e un sistema di livelli ispiratissimo che consente di scatenare tutta la nostra furia esplosiva e saziarci con esplorazione di antri e segreti.
Il rooster delle armi è corposo e variegato. I nemici sono tornati ad essere vari e molto ben definiti e i molti boss sono tutti ben calati nell’ atmosfera di gioco con una difficoltà ben bilanciata. Inoltre abbiamo a disposizione diversi stili di combattimento che donano molta profondità al gameplay rendendolo molto vario e divertente. Tra una combo e l’ altra ci si muove in una narrazione fatta di amore, odio, vendetta, espiazione, lotte fratricide, demoni, umani e mezzosangue.
Dante è finalmente tornato ed è in splendida forma.
Chiaroscuro
Arriviamo al 2008 ed ecco che esce Devil May Cry 4. Questa volta la novità è bella corposa. Il protagonista del gioco non sarà Dante ma bensì Nero, figlio di Vergil. Nel corso del gioco Dante farà la sua comparsa ma sarà sempre relegato al ruolo di co-protagonista.
Questo quarto capitolo non brilla ma nemmeno è da buttare. Nonostante il gameplay sia meraviglioso c’è sempre qualcosa che non convince. La storia è corposa ma non memorabile. Poco si racconta dei personaggi di contorno.
I livelli sono soddisfacenti e anche il sistema di combo è molto profondo ma il gioco tende a tirare indietro. Non esplode mai lasciando un senso di vuoto. E’ difficile da spiegare ma per chi ha giocato i precedenti capitoli, ad eccezione del secondo, si ha come l’ impressione che ci sia stato un sforzo nel voler iniettare nuova linfa ma che si siano persi alcuni pezzi per strada.
Nero ha le fattezza di Dante, lo ricorda molto, ma non ha carisma. A Nero manca quella sfrontataggine necessaria a questo tipo di gioco. Purtroppo qui non c’è nemmeno l’ aria di quella commistione magica che rende un antipatico protagonista uno dei tuoi eroi videoludici preferiti.
Devil May Cry 4 è un buonissimo gioco. Divertente, veloce e tecnicamente valido. Ma ripeto, c’è qualcosa che non convince del tutto. Si percepisce stanchezza nella serie che rischia di diventare ridondante e poco attraente.
La rinascita del figlio di Sparda
Trascorrono ben 5 anni di assoluto silenzio ed ecco che nel 2013 irrompe DMC: Devil may Cry. E fù subito tempesta.
DMC è un reboot di Devil may Cry. Dante è un giovanissimo teppista che non ricorda nulla del suo passato. Non ha i capelli bianchi ma bensì neri con una sola ciocca bianca, ha un taglio molto “emo” e non somiglia minimamente al Dante che tutti conosciamo se non per il beffardo sorrisino da sfacciato brigante.
La community impazzisce di rabbia per questo radicale cambiamento e taglia subito le gambe al gioco trattandolo come se fosse immondizia. Ma la community si sbaglia, e di tanto pure.
Io ho adorato DMC. Ha tutte le carte in regola per porsi tra i migliori capitoli, forse forse anche il migliore insieme al terzo. Ninja Theory è tornata a scrivere il codice di gioco ed ha fatto un lavoro superlativo. Il gameplay è assurdo, esagerato.
Il level design è di pregevole fattura, ispiratissimo e molto coerente con l’universo creato nel lontano 2001. Il giovane Dante ha i tratti caratteriali del classico Dante e non si vergogna di sputarceli in faccia ad ogni occasione. Musica metal e industrial fanno da sfondo a feroci combo e combattimenti estenuanti.
Non c’è mai riposo. Si esplora, si combatte, ci si potenzia e ci si tuffa immediatamente nell’ azione. La storia regge ed è esagerata come deve essere in un gioco del genere. Guidiamo Dante in un universo parallelo. Non c’è legame con i capitoli precedenti se non per nomi noti di personaggi chiave e delle immancabili Ebony & Ivory e dello spadone Rebellion.
Cavolo si. Questo è Devil May Cry. Finalmente dopo anni il brand ha riacquistato valore. Ninja Theory ha osato molto senza farsi troppi scrupoli, consapevoli delle critiche che avrebbero dovuto sopportare ma forti di un gioco con le palle quadrate.
Lacrime di demonio
La serie di Devil May Cry è un tassello importantissimo nel mondo videoludico. Ha tracciato le linee guida per ogni nuovo action degli anni a venire ( Bayonetta ad esempio n.d.r. ).
Devil May Cry è un piccolo patrimonio digitale. Un brand forte, cazzuto e dai connotati ben precisi.
Si vocifera di un nuovo capitolo alle porte. Io lo attendo con il cuore in mano e non vedo l’ora di poterci mettere le mani sopra.
Se il diavolo può piangere allora io piangerò con lui. Spero solo che saranno lacrime di felicità.