No Man’s Sea – Ciambelle con il vuoto intorno
Il nulla che attrae… forse
E’ da poco stato rilasciato Sea of Thieves, titolo in esclusiva per Xbox One e PC, che vede i gamers impegnati in scorribande piratesche.
Ho avuto modo di provarlo per qualche ora e dopo un’ attenta riflessione ho deciso di scrivere questo editoriale, che non parlerà del nuovissimo titolo di Rare ma bensì di come dei giochi che non hanno poi nulla da raccontare riescano a vendere copie su copie, amaliando i consumatori con buone campagne di marketing per poi lasciarli a bocca asciutta in fatto di esperienza.
Detto ciò torniamo indietro di diversi mesi per analizzare quanto accaduto con il criticatissimo gioco sviluppato da Hello Games, No Man’s Sky.
L’ inutile immensità
No Man’s Sky è stato uno dei titoli più attesi e bramati dagli utenti Playstation e PC. Tanta pubblicità, anteprime golose, gameplay pompati per l’ occasione e dalle presunte false promesse da parte della software house e della comprimaria Sony.
Il colosso giapponese puntava molto sul titolo, tanto da finanziarne lo sviluppo, sviluppo non certo facile per quanto il gioco doveva proporre se poi ci ricordiamo che Hello Games è uno studio indipendente.
Arrivò poi il fatidico 19 Agosto 2016, giorno in cui fu rilasciato finalmente il gioco. Come c’ era da aspettarsi ci fù il boom di vendite. il 90% dei videogiocatori, utenza PS4 e PC, si buttò a testa bassa nell’ esplorazione spaziale senza però prima informarsi bene a quale esperienza di gioco si stavano per dedicare.
Dopo pochi giorni il caos. Lamentele, critiche pesantissime, giudizi negativi e tanti rimborsi richiesti su Steam. Perchè ? La motivazione principale fù che il gioco non rispettava ciò che era stato anticipato, creando così una shitstorm mai vista prima nei confronti di Hello Games e in particolare del CEO Sean Murray.
Il nostro noioso universo
Il gioco presenta un grande universo procedurale da scoprire. Viaggi intergalattici conditi da una forte componente esplorativa. Un sottilissima linea narrativa opzionale che non aveva altro compito se non cercare di dare ai players una qualche meta da raggiungere. In definitiva però da raggiungere non c’era un bel niente.
Dopo poche ore il titolo risultava ripetitivo e poco profondo. Meccaniche semplici, frustrazione e noia stavano invadendo i cuori dei consumatori.
Io stesso ho acquistato No Man’s Sky. Ho dedicato molto tempo al gioco approfondendolo in ogni aspetto e carpendone la vera essenza. Ero preparato a quello che mi sarebbe stato proposto pertanto non ho mai avvertito sensazioni negative. Anzi, ho piacevolmente esplorato scoprendo fauna e flora di diversi pianeti e sistemi. Ho conquistato galassie e farmato migliaia e migliaia di unità minerali.
Ma è certo che intorno a tutto questo, che sia piacevole o meno, c’è il vuoto.
Oggi, a quasi due anni dal rilascio, No Man’s Sky è un titolo molto più maturo e con molti altri contenuti che offrono un gameplay più corposo e variegato, oltre che presentare diverse varianti di gioco molto interessanti come la modalità sopravvivenza che io trovo sia il modo migliore per godersi a pieno il titolo e scoprirne il vero valore.
Ma ritorno a sottolineare ancora una volta che intorno a tutto questo c’è il vuoto.
Manca una vera storia, manca il motore che spinge il videogiocatore ad andare oltre, a perdere il sonno per completare una quest o detto molto semplicemente manca un vero scopo.
Ok, la storia siamo noi e le nostre scoperte ma alla fine cosa ci rimane… lo ripeto : il vuoto.
Il mare profondo… profondo?
Sea of Thieves propone, se pur con una formula molto differente, la stessa tipologia di esperienza.
Esploriamo, conquistiamo, acquisiamo risorse e via verso una nuova meta dove ripeteremo sempre le stesse azioni. Anche se il gioco in questione è molto incentrato al PvP spessissimo non troveremo nulla di stimolante. Isole vuote e con poco da fare. Ore di navigazione e scontri ripetitivi.
C’è poco contenuto, troppo poco affinchè ci sia lo stimolo di giocare il titolo a lungo.
Pertanto siamo alle solite. La community si divide in dissacratori ed evangelisti creando inutili bolle di critica senza spessore. Ed anche in questo caso la disinformazione la farà da padrona. Consumatori che si gettano sul titolo senza approfondirne prima gli aspetti, trovandosi poi a fare i conti con l’ inevitabile noia che assale chi si aspetta tutt’ altra tipologia di gameplay.
A differenza di No Man’s Sky, Sea of Thieves si presta però intelligentemente ad essere il videogame multiplayer-casual perfetto per gli odierni streamer, costantemente alla ricerca di titoli senza spessore narrativo e con una preponderanza per il gioco di gruppo. Questa ricetta è perfetta per gli spettatori che non dovranno seguire una storia o spoilerarsi il gioco. Così lo streamer giocherà un qualcosa di astratto contando però sulla reale possibilità di guadagni.
Sicuramente tra un paio di anni anche questo gioco avrà molto più da dire ma per ora rimane qualcosa di poco definito e dall’ alto tasso di noia concentrata in kilometri di mare.
Ma nonostante queste sostanziali differenze i due giochi hanno molto in comune a livello di concept e non fanno che rafforzare la mia teoria che sempre più spesso l’ inutile è veramente quello che i players moderni vanno cercando come se la noia fosse qualcosa da cui non possono sottrarsi.
Il nulla moderno che piace
Alla fine “il nulla” è la bandiera del qualunquismo e i videogiocatori distratti e poco informati, che però poi si pongono da saccenti eruditi e portatori di scioccanti verità, ne vengono attratti come gazze dai luccichii.
Questa analisi vuole più che altro sottolineare quanto spesso la disinformazione, legata ad un marketing ben oculato e costruito su pezzi di argilla ben plasmati per l’ occasione, non faccia altro che riempire le vite di noi gamers con prodotti che non hanno nulla, che non lasciano niente se non il ricordo di quanto tempo abbiamo speso rincorrendo false chimere invece di dedicarci a prodotti con molto più spessore, più gratificanti e perchè no, anche più divertenti.
Le software house, e i grandi publisher che le finanziano, fanno cassa a spese di chi acquista i prodotti. Ci mostrano ciò che poi non sarà. Promettono esperienze che non si proveranno. Descrivono emozioni e sensazioni che non avremo mai nemmeno il piacere di sfiorare. Smerciano copie a influencer di vari settori per mostrare il gioco e per farlo sembrare qualcosa di imperdibile.
Ma tra un video anteprima ad-hoc e una demo ben confezionata c’è sempre qualche dichiarazione che mette tutti al riparo da eventuali lapidazioni. Developers e publishers conoscono bene i rischi che corrono e hanno già pronte strategie di rientro economico e di credibilità basate su ” l’ implementazione futura “.
” Vi abbiamo ascoltato e presto verranno rilasciate patch che andranno a fixare questo, quello e quest’ altro e aggiungeranno anche cose su cose di cose per cose “
Questa è una delle dichiarazioni più usate con lo scopo di tenere a bada l’ utenza facendola sentire parte integrante del processo di aggiornamento. Ma intanto ci hanno rifilato un gioco acerbo, un panino enorme con due fette striminzite di salame. Un panino pieno di conservanti che, se non sarà aggredito dalla muffa, nel medio/lungo periodo riuscirà a saziare l’appetito dei videogiocatori venendo infarcito con altri ingredienti.
Quindi cerchiamo di prestare attenzione e capire bene cosa ci stanno proponendo sull’ immediato perchè …
… il vuoto è il vuoto.
Pensateci bene.
“L’implementazione futura” ….. la cosa più sconfortante (e che se lo faccio notare agli interessati poi passo da antipatico) è che non pare venga più spontanea una risposta che per me dovrebbe essere un riflesso quasi condizionato ovvero “Si, ma il portafogli intanto mi chiedi di aprirlo adesso, stronzo!!!”
Concordo con la tua analisi. Ho visto il gioco ma aldilà del gameplay appunto casual, non mi è piaciuto lo stile grafico (troppo da cartone animato; di quel tipo di cartone animato che proprio non mi piace), quindi ho perso subito interesse.
Ormai anche per colpa di Steam (e Steam non è stata una bella cosa per il panorama videoludico, oggettivamente no) vengono venduti giochi incompleti ed hanno fatto abituare la gente a considerarla una normalità. Questo vuol dire che la gente compra un gioco incompleto, pagandolo appunto e ci gioca mentre questo verrà terminato nel frattempo; possono anche passare uno, due o più anni prima che il gioco possa considerarsi terminato o vendibile secondo il buon senso e nel frattempo escono altri giochi. La gente vede gli altri giochi nuovi e passa a quelli: il problema è che nel frattempo ha giocato per anni ad un gioco incompleto che a suo tempo ha comunque pagato e che ora abbandona per ricminciare questo ciclo con altri giochi nuovi, probabilmente altrettanto incompleti.
Sinceramente, sempre a costo di risultare antipatico o offensivo (ma la verità a volte lo è) non posso fare a meno di dire “Bravi, bravi e consideratevi pure furbi eh?”
Goat tu dimmi in questo contesto come fanno ad uscire giochi con del contenuto che non siano per forza dei mattoni esistenzialisti (il polo diametralmente opposto al gioco casual).
Sottoscrivo quanto hai appena scritto. I famosi early access in Alpha stage sono una delle peggiori cose che possano essere state architettate. Creano soltanto tanta confusione e poca concretezza, e giro di soldi per chi sta dietro ai poligoni .
Questo editoriale è sicuramente antipatico e non fa gioco forza come tanti altri cercano di fare per tirare l’acqua al proprio mulino. Io non condivido alcune scelte di marketing che tendono a prendersi gioco dell’ utente finale, facendo finta di coccolarlo quando invece gli stanno lentamente prosciugando la coscienza.
Avrei talmente tante cose/lamentele da dire sull’argomento, che sarebbe meglio vederci una sera al pub, una bella birra e 5 ore di disamina 🙂
in 5 ore ci vogliono almeno 50 litri di birra! 😉