Una tranquilla giornata di sole nella Boemia del 1400 …
[ ricordo che queste sono impressioni e non si tratta di una recensione ]
E venne il giorno
E’ da diversi mesi che seguo lo sviluppo di Kingdom Come: Deliverance e finalmente ho avuto modo di tuffarmi in questo particolarissimo Rpg simulativo in prima persona.
Le prime ore di gioco sono spiazzanti. Ci si ritrova catapultati nella vita di un piccolo villaggio delle Boemia del 1400 nelle vesti di un figlio di un fabbro e non abbiamo alcuna caratteristica particolare se non quella di bighellonare con gli amici dopo aver aiutato nostro padre alla forgia.
Rpg in salva verde con condimento di Simulazione
Le meccaniche di gioco sono molto particolari. Warhorse ( lo studio di sviluppo ) ha puntato molto sul cercare di ricreare in maniera realistica usi e costumi del tempo oltre che aggiungere un tocco simulativo, con una spolverata di meccaniche survival, a quello che a tutti gli effetti può essere catalogato come un gioco di ruolo ad ambientazione storica.
Alcuni esempi :
- Per commerciare dobbiamo contrattare
- Il combattimento è basato su posture ben definite di attacco e difesa
- Non si possono livellare i propri hp
- E’ necessario provvedere al sostentamento del protagonista ( mangiare, dormire, curarsi )
- Il nostro aspetto influenzerà i rapporti e le interlocuzioni con gli NPC presenti nel gioco
- Cibi e bevande nel nostro inventario si deterioreranno con il tempo
Personalmente son rimasto molto colpito dall’ amalgama di questi ingredienti, ingredienti che tendono a tenere il player sempre attento a ciò che accade e come accade. Henry ( questo è il nome del protagonista ) ha origini umili. Pertanto non sa usare una spada e tantomeno uno scudo. Non è esperto nell’ uso di archi e affini. Inoltre ha la cultura dell’ abitante di un villaggio con carenze educative e d’insegnamento nell’ ambito della scrittuta e della lettura, senza tralasciare l’approccio con i rapporti sociali. Questo è l’aspetto fondamentale che lega la crescita del personaggio con la progressione del gioco e la buona riuscita di quest principali e secondarie.
Henry e basta
Trovo anche azzaccata la scelta di imporre in un Rpg un solo carattere principale, senza editor personale, senza poter cambiare il nome del proprio alter ego digitale. KCD racconta la storia di Henry e noi non possiamo che cercare di arrivare all’ endgame a seconda del nostro personale modo di affrontare le situazioni e alla nostra moralità .
Ma è la storia di Henry, Henry e basta.
Per chi se lo starà chiedendo Henry era un nome diffuso in Boemia. L’origine del nome è germanica. [ n.d.r. ]
La storia… quella vera
KCD presenta al suo interno una componente narrativa di ottima fattura, minuziosa e dettagliata quasi a voler creare un film-documentario. Perchè bisogna tenere a mente che tutti i personaggi principali e gli eventi a cui assisteremo, o che hanno portato alla situazione attuale ( mi riferisco ai primissi eventi ingame), sono realmemti esistiti e accaduti.
Per questo la software house ha inserito nel menù di gioco una sezione dedicata che tende a spiegare e raccontare al player di tutto e di più, con schede semplici ma molto esaustive. Anche la soundtrack è naturalmente in tema e riesce in maniera sufficente a ricreare l’atmosfera adatta ad un gioco di questo tipo.
Poligoni medioevali più o meno belli
Anche graficamente il titolo è appagante. Diversi ambienti sono molto dettagliati e credibili. Il colpo d’occhio è, a mio personale avviso, maestoso. Gli efetti di luce sulle superfici sono tra i migliori che io abbia visto finora, mi riferisco in particolare ai riflessi sui metalli.
Non siamo a livello di realismo o dinazi ad una pulizia delle immagini impeccabile e questo è certo. Alcune texture sono molto lente a caricarsi e si notano diversi problemi nella gestione delle collisioni. Inoltre in alcuni casi si nota un effetto blur molto fastidioso ai lati dello screen di gioco. C’è anche qualche caricamento di troppo, alcuni cali di frame anche in zone e momenti dove non ce li aspetteremo e alcune animazioni facciali fuori sync con l’aggiunta di sbalzi di volume durante i dialoghi. In alcuni casi le opzioni di azione non escono fuori rendendo frustrante l’operazione di ricerca o apertura di un baule o di una porta.
E quindi ?
Ma nonostante questi problemi il gioco convince, di tira dentro e non ti molla. La chiave del successo è quella dell’ immedesimazione. Già, Warhorse vuole, e cerca di esplicitarlo in ogni modo, che il giocatore si cali nella parte vivendo un’ esperienza unica in un mondo di gioco cruento e senza pietà del debole.
Kingdom Come: Deliverance in se è lento, quindi se cercate l’azione sfrenata senza regole state lontani da questo gioco, ma se amate gli Rpg e siete in cerca di qualcosa di diverso o semplicemente siete alla ricerca di un titolo sfidante e impegnativo questo Kingdom Come: Deliverance farà al caso vostro.
Molti stanno criticando il titolo per le solite frivole accuse di trovare il framerate ballerino, di non notare miglioramenti nelle texture anche con i settaggi ad ultra su una mega-iper-scheda video al titanio arricchito con 37 cpu in parallelo , nell’ aliasing e nella pulizia generale. I giochi vanno saputi vivere, interpretare. Spesso è necessario provare a capire l’ intenzione di chi ha lavorato, e lavora, al titolo in modo da intravedere ciò che di buono c’è in tutta l’esperienza. Poi se il genere non piace o se non si è amanti di giochi storici lenti e a tratti anche macchinosi è tutta un’altra storia. Ma prima di distruggere provate ad essere costruttivi e non superficiali. Perchè KCD non è gioco che ammette superficialità di giudizio in quanto non è superficiale in nessun aspetto.
E’ un prodotto ambizioso e coraggioso che si posiziona tra il gioco indie e il tripla A.
Kingdom Come: Deliverance apre spiragli di positivà in un mercato dominato da cloni e carenza di idee.
Lunga vita ad Henry di Boemia